Dopo il voto in Francia con l’avanzata dell’estrema destra “l’Europa deve prendere atto di un diffuso senso di contestazione e di antipolitica” e quindi “mettere al centro la crescita e la lotta alla disoccupazione”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi all’Aja. Renzi ha poi aggiunto: “Verso l’Italia c’è grande fiducia e curiosità; gli italiani devono avere grande consapevolezza del loro ruolo”. “Al di là del nome del primo ministro, l’Italia è rispettata e apprezzata a livello mondiale”, ha proseguito esortando a smetterla con “il provincialismo”. Questa, a dire il vero, è una dichiarazione molto apprezzabile dal punto di vista ideale ma praticamente l’Italia non riesce ad uscire da una logica “provincialistica”, perché perfettamente obbediente a logiche fissate da un contesto europeo in cui, perdonatemi, la Germania fa da battistrada. Ed in tal senso siamo provinciali, ovvero provincia di una metropoli che si chiama Germania. Renzi ha definito il voto registrato in Francia un voto di protesta. Un voto rilasciato a Le Pen che non vuole essere “provinciale” e chiama a raccolta le forze euroscettiche d’Europa per allearsi in difesa degli stati nazione, del ritorno della democrazia, della sovranità dei popoli e delle identità nazionali. Marine Le Pen non è “provinciale”, non lo è negli intenti e non lo è nei risultati. Il nostro premier rientra stasera in Italia dall’Aja, per lavorare sui molti documenti che ha a palazzo Chigi. Per seguire il summit, domani resterà il ministro degli esteri Mogherini. “Noi dobbiamo fare le nostre cose, mettere a posto il Paese e lo faremo”. E’ divertente immaginare Renzi in un fumetto ove compare in una nuvola questa fatidica e magica frase.
Roberto Cristiano