Matteo Renzi in un’intervista al Corriere della Sera non fa niente altro che evidenziare la sua marginalità politica del suo 2 per cento, ma illudendosi di essere un leader della maggioranza: . “L’esecutivo è segnato da una debolezza che sembrava inimmaginabile solo due mesi fa. Non so quando arriveranno alla rottura, ma certo prima del 2027. Per adesso la Meloni si conferma una brava influencer, che twitta sulle polemiche mediatiche più dibattute ma non fa le riforme che servono al Paese. L’iniziativa politica l’ha presa Elly Schlein. E ha detto: se vogliamo vincere, non servono i veti ma servono i voti. Non è semplice ma è l’unica possibilità per costruire un’alternativa di governo. Altrimenti la coppia Meloni-Salvini andrà avanti per lustri. Però non basta essere contro: occorre un lavoro sui contenuti, dettagliato, quasi noioso, ma puntuale su tutto. Si può vincere solo con un contratto alla tedesca in cui si scriva prima, argomento per argomento, cosa vogliamo fare e cosa no. Oggi l’opposizione tutta insieme è maggioranza nel Paese. Se costruiamo un programma la maggioranza numerica diventa maggioranza politica.
Renzi aggiunge che ‘noi parliamo con la segretaria nazionale del Pd, non con le singole correnti interne. Conosco il Partito democratico: se ti metti a parlare con una singola corrente, poi non finisci più. Ed è per questo che ho detto che noi non vogliamo alchimie correntizie, con papi stranieri e federatori, ma solo il principio che il leader del partito più grande guida l’intera coalizione. I mal di pancia ci sono ovunque: nel Pd, nei Cinque Stelle, in Italia viva. Ovunque. È fisiologico dopo gli scontri di questi anni. Ma io non vivo di scontri ideologici: a me interessano i contenuti. E su questo proveremo a costruire l’alternativa possibile, siamo pronti a discutere su tutto. Quando c’è da fare politica, non ci tiriamo indietro’.
Poi, Renzi replica al leader M5S Giuseppe Conte che non lo vuole nell’alleanza perché ha fatto cadere il suo governo: ‘Noi siamo pronti al confronto sul futuro anche con Conte. Sul passato non cambio idea: io rivendico di aver portato Draghi e ne sono orgoglioso. Ma siamo nel 2024: Conte ha lasciato Chigi tre anni fa, io otto anni fa. È tempo di occuparci di futuro, non di fare le rievocazioni storiche. Quanto alla politica estera, pronto al confronto. Tra Kamala Harris e Donald Trump, tifiamo per la Harris: spero anche Conte. Su Putin e Venezuela non abbiamo dubbi: spero anche Conte. Sull’immigrazione noi vogliamo uscire dalla cultura ideologica dei decreti Salvini: spero anche Conte’.
«Non ho mai creduto ad alleanze messe assieme solo per battere gli avversari, senza condividere un programma e un progetto di governo del Paese. Per questo va costruita una coalizione di centrosinistra che non sia solo “contro” la destra, ma alternativa a questa destra e a questo governo. Per questo benissimo ha fatto Elly Schlein a dire che non mettiamo veti a nessuno e allo stesso tempo pretendiamo rispetto da tutti. Abbiamo già avuto segnali positivi alle amministrative, perché in molti comuni abbiamo vinto con uno schieramento che andava da Azione e Italia Viva, fino ad Avs ed al M5S, spesso con contributi anche di liste civiche. E la mia sensazione è che tra pochi mesi in Emilia-Romagna, in Umbria e anche in Liguria, possa proporsi proprio una larga alleanza di tutte le forze oggi all’opposizione del governo. Se fino a pochi mesi fa sembrava impossibile immaginare una tripletta del centrosinistra, pur tenendo i piedi per terra e praticando umiltà, oggi possiamo persino ambire a fare risultato pieno. Consiglio di tenere, come dicevo prima, i piedi per terra, però è evidente che i risultati delle Europee e delle Amministrative hanno dimostrato che il Pd guidato da Elly è in buona salute, non è mai stato così unito. E che la sua ritrovata forza può agevolare la costruzione di un nuovo centrosinistra competitivo. Non credo però che il governo cadrà a breve perché la destra è comunque forte nel Paese e ha un’ampia maggioranza parlamentare. Ma è un governo sempre più debole e in difficoltà, incapace di dare le risposte che gli italiani meriterebbero: non riesce a garantire crescita e competitività, non ha alcuna idea di politica industriale, non combatte il lavoro povero e precario, demolisce la sanità pubblica, retrocede sui diritti e ci sta isolando in Europa. Chi si ritiene alternativo a questa destra, così populista e sovranista, ha il dovere di trovare ragioni che uniscano, invece che dividere’, è il punto di vista di Stefano Bonaccini.