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«”Tu m’hai rotto i c****oni! La devi smettere, tu e il tuo giornale del ca**o, le tue str****e!”. Io vengo sotto casa tua e ti spacco le gambe”: questo mi disse al telefono l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi il 23 dicembre del 2013 o 2014».
Parole del direttore di Libero Alessandro Sallusti, comasco d’origine ed ex direttore de La Provincia, pronunciate nella nuova puntata di “A casa Sallusti”, il format in cui il notissimo direttore di Libero, intervistato da Klaus Davi, racconta in esclusiva aspetti privati della propria vita. Stavolta il Direttore ci parla del suo rapporto con Matteo Renzi e non è mancato un riferimento a Como.
Di seguito, l’estratto integrale di Alessandro Sallusti.
Io penso ancora che fare politica sia una cosa nobile e come tutte le cose nobili andrebbe rispettata. Quindi io sono sempre stato portato a rispettare i leader politici, anche quelli opposti a me. Con Renzi avevo un ottimo rapporto, l’ho sostenuto. L’ho sostenuto perché lui voleva rottamare la parte sinistra del PD, cioè i comunisti. Io per 2 volte su Il giornale avevo fatto il titolo “Forza Renzi”, uno che vuole rottamare i comunisti.
C’è un aneddoto: Montanelli teneva sulla sua scrivania un busto di Stalin e un giorno venne a trovarlo al Giornale Nilde Iotti che si stupì di trovare questo busto di Stalin e gli disse “Ma proprio lei tiene il busto di Stalin?”, “Ma certo Presidente Iotti, ha fatto fuori più comunisti lui di tutti gli altri…”, rispose Montanelli. In effetti Renzi voleva far fuori i comunisti della sinistra Italiana, ben venga, “Forza Renzi”, e nacque un bellissimo rapporto tra di noi. Tant’è vero che quando lui diventò Primo Ministro, siccome quando andava in televisione voleva sempre una specie di controparte, almeno qualche giornalista che non fosse dichiaratamente del PD, della sua banda, chiedeva sempre “Mi chiamate Sallusti?”, perché lui si fidava.
Una vigilia di Natale, non mi ricordo di che anno ma lui era Premier quindi era il 2013/2014, mi suona il telefonino, era il 23 dicembre, era Palazzo Chigi che mi passava il Presidente del Consiglio: io lo saluto e lui mi disse “Come stai un c***o! Tu m’hai rotto i c****oni!”, al che io gli ho chiesto se eravamo su “Scherzi a parte” ma lui “Ma quale Scherzi a parte, tu la devi smettere, tu e il tuo giornale del ca**o”; poi gli chiesi cosa fosse successo ma lui “Leggilo il tuo giornale del ca**o, le tue str*****e!”. Io non riuscivo neanche a capire bene, a un certo punto mi dice “Perché io vengo sotto casa tua e ti spacco le gambe”, il Presidente del Consiglio a un direttore di un giornale.
Allora passo a dargli del lei: “Scusi Presidente, io vengo da Como e ho un rispetto sacrale del Presidente del Consiglio, chiunque esso sia, però se lei la mette su questo piano io voglio dire al Presidente del Consiglio italiano, spero che sia la prima e ultima volta, vada a fare in c**o”, e gli appendo il telefono.
Non ci siamo parlati per due anni. Poi ho capito cosa contestava: c’era un articolo che non gli era piaciuto su Elena Boschi, perché poi sempre lì si andava a parare. Per un articolo che non gli piaceva su Elena Boschi mi ha detto “vengo sotto casa tua e ti spacco le gambe”… Abbiamo fatto pace nel 2017, nei giardini del Quirinale alla festa del 2 giugno: c’era un ricevimento al Quirinale con tutti i direttori dei giornali, politici, insomma c’era il mondo, e la mia compagna mi disse di smetterla e di andare da lui, insomma ci ha fatto far pace. Abbiamo quindi fatto pace ed è rinato un rapporto, non più fluido come prima, ma un bel rapporto.