Renzi: su corruzione niente sconti

Renzi ha riunito a Roma all’hotel Ergife l’assemblea nazionale del Pd ipnotizzando i delegati con il gigantesco 40,8 per cento scritto sulla scenografia alle spalle del palco. Il segretario è andato poi oltre il risultato reimpostando la strada della rottamazione attraverso un cambiamento radicale. Il Pd deve diventare il partito degli onesti: ”Se c’è qualcuno di noi, nelle vicende in corso, ha informazioni o notizie di reato, vi prego, per rispetto ad i volontari delle Feste de l’Unità salga i gradini del palazzo di Giustizia e vada a raccontare tutto ai magistrati. Un partito che raccoglie la sconvolgente attestazione di speranza” del 40,8% degli elettori deve assumere su di sé la responsabilità di riformare il Paese. Ma deve anche continuare a camminare a testa alta senza fare sconti a nessuno sulla corruzione”. “. E’ il capitolo corruzione. Il giorno dopo le misure del Cdm, Renzi ribadisce che il Pd non accetta lezioni da nessuno sulla legalità e ha votato per mandare in carcere Genovese. Ma non ha più senso il derby ideologico tra giustizialisti e garantisti. Il Pd fa le riforme della giustizia ed è garantista, ma è inflessibile con i Dem che corrompono e chiede le dimissioni a chi, come Orsoni, ha patteggiato la pena e dunque è colpevole. Una responsabilità sulle spalle del Pd intero: “Adesso tocca a noi. #Italiariparte”, c’è scritto alle spalle del podio da cui Renzi parla. Ciascuno avverta l’emozione, ma anche la responsabilità che fa tremare i polsi. Perché gli italiani non hanno voluto premiare il Pd o il singolo Renzi, ma investire speranza in una proposta di cambiamento. Nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, bisognerà giocare la battaglia su tre sfide principali: il lavoro, l’Europa, ed una gigantesca sfida educativa e culturale che parte dalla scuola ma passa anche attraverso la Rai. Il lavoro, innanzitutto, dice Renzi. “Perché se il 40% del Pd alle europee stupisce, il 40% di disoccupazione giovanile sconvolge. E si devono mettere in campo tutte le possibili misure, sapendo che nessuna da sola basta, ma che tutte servono. E attenzione, è il messaggio per la sinistra, a non fare in Parlamento un ddl lavoro con il torcicollo, rivolto al passato ma che abbia in sé il futuro”. Lo applaudono quando ironizza sul M5S: “In tre anni hanno preso tre capoluoghi di provincia: mancano 105 anni e avranno in mano l’Italia, basta avere pazienza,toccherà a loro”. C’è una parte di platea che non applaude, invece, quando si tocca il capitolo delle riforme. Con i dissidenti Renzi usa il pugno di ferro: “Non espelliamo nessuno, ma niente ricatti”, dice. La tabella di marcia è serrata, entro settembre” l’Italicum. Una dopo l’altra, manterrà le promesse di cambiamento. Da una riforma del sistema fiscale per combattere il “tafazzismo culturale” della burocrazia, fino alle unioni civili cui mettere mano dopo l’estate, passando per un intervento forte sulle infrastrutture entro luglio. Bisogna cambiare l’Italia per restituire dignità alla politica: “E’ una sfida in cui serve il sostegno di tutti”.

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