Renzi tra prescrizione e crisi di governo

”L’esperienza del Conte bis per me è già archiviata. Se volete discutiamo del dopo”. Parole dure quelle di Matteo Renzi, che starebbe continuando a innescare una crisi di governo, secondo un retroscena pubblicato dal ‘Corriere della Sera’. A far tornare sul piede di guerra il fondatore di Italia Viva sarebbe stata l’intervista rilasciata a ‘Porta A Porta’ dal premier, che ha dichiarato di non voler cedere la delega dei servizi. “Ne ha fatto un problema di partito. Battuta degna di un analfabeta istituzionale“, avrebbe commentato il politico fiorentino.

Il primo passo per staccarsi dall’esecutivo potrebbe avvenire già domani,  lunedì 28 dicembre, quando Italia Viva presenterà le obiezioni sulla bozza del Recovery plan  di Palazzo Chigi, con un documento di 30 pagine che boccerà “un collage di ovvietà senza visione, zeppo di ripetizioni e con paragrafi sbagliati”.

Poi ci sarà un intervento in Senato  da parte di Matteo Renzi, che voterà a favore della Finanziaria ma solo per evitare l’esercizio provvisorio.

La stoccata finale dovrebbe arrivare all’inizio del prossimo anno, nonostante i dubbi dei compagni di partito. “I primi giorni di gennaio mi farò carico del coraggio anche per Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti”, avrebbe rivelato il senatore, senza svelare però i dettagli di come intenderebbe far cadere il governo Conte bis.

La crisi della maggioranza paventata dal giornalista Francesco Verderami potrebbe inoltre far riemergere vecchie guerre intestine, a iniziare dal braccio di ferro tra Dario Fanceschini  e lo stesso Matteo Renzi.

Il primo continuerebbe a sostenere che “con Matteo è impossibile mettersi d’accordo”, mentre l’altro considererebbe “Dario una sorta di medico legale, che interviene solo all’ultimo momento per certificare i decessi politici”.

A motivare la linea dura contro il Governo ci sarebbe il fatto che Giuseppe Conte vorrebbe trasformare “le strutture dello Stato a propria immagine e somiglianza, con l’obiettivo di organizzarsi un partito personale per svuotare il Movimento 5 Stelle, vampirizzare il Partito Democratico e annientare Italia Viva”.

A fare le spese delle lotte tra i partiti e delle vecchie rivalità potrebbe essere proprio il Governo. Tuttavia tra i veti imposti dalle consultazioni e i precari equilibri parlamentari, Sergio Mattarella potrebbe appuntare di nuovo Giuseppe Conte per la formazione di un nuovo esecutivo.

“Può essere, anche se dare la fiducia a un Conte 3 mi costerebbe”, avrebbe confidato ancora Matteo Renzi a un ex collega del Pd. Il capo di Italia Viva tuttavia non avrebbe intenzione di fare passi indietro, con la volontà di accendere la scintilla che farà divampare le fiamme.

Un punto disatteso e indigesto per Renzi lo troviamo nella prescrizione, la riforma che tra gennaio e febbraio ha tenuto banco costringendo Conte a continui vertici. Il gruppo di Italia Viva voleva fermare la riforma di Bonafede. Nell’ultimo incontro Renzi e Conte ne hanno discusso.

Il 14 gennaio, scadrà il termine per gli emendamenti sulla riforma del processo penale di Bonafede nella commissione Giustizia della Camera. Riforma che, all’articolo 14, contiene anche il cosiddetto lodo Conte-bis sulla prescrizione, frutto dei cinque vertici di maggioranza sulla giustizia tra gennaio e febbraio prima che il Covid derubricasse l’argomento tra quelli del tutto secondari.

Ettore Rosato, in merito, è chiaro: ‘La prescrizione? Noi stiamo aspettando ancora quella commissione che Conte ci aveva promesso a febbraio…’.  Lucia Annibali aveva chiesto di dar vita a una commissione ad hoc che valutasse la riforma della prescrizione e le sue conseguenze sullo stato della giustizia.

Il primo gennaio di quest’anno, è entrata in vigore la riforma di Bonafede, per cui la prescrizione si blocca dopo la sentenza di primo grado. Fu approvata durante il governo gialloverde nella legge Spazzacorrotti dopo un durissimo scontro con Matteo Salvini e Giulia Bongiorno che imposero la sua effettiva entrata in vigore un anno dopo, gennaio 2020, a riforma del processo penale licenziata.  La norma riguarda i reati commessi dopo quella data.

La scadenza del 14 gennaio si avvicina, così come si avvicina il voto sugli emendamenti, e su queste motivazioni, anche pretestuosamente, il governo potrebbe spaccarsi. Ovviamente dipenderà da Matteo Renzi che saprà se la sua volontà di far cadere il governo sia o meno prescritta…

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