Report, Verdelli: “La politica non puo’ chiudere un programma”

“Una trasmissione non si chiude mai, come non si dovrebbe mai chiudere un giornale, perche’ tv e giornali nutrono la democrazia”. Carlo Verdelli, ex direttore editoriale per l’offerta informativa della Rai, decide di togliersi qualche sassolino dalle scarpe e, all’indomani delle polemiche divampate intorno a ‘Report’ per il servizio sui vaccini, si concede in una lunga intervista a Repubblica. “Possiamo fare degli errori, per i quali si deve chiedere scusa, questo si’, ma guai se si consente alla politica anche soltanto di minacciare l’esistenza di un programma televisivo. In un Paese civile questo non puo’ accadere e fa danni anche alla politica soltanto immaginarlo. Qualcuno dovrebbe pensarci prima di fare certe dichiarazioni”.

A innescare lo sfogo sono state le parole del consigliere Rai Franco Siddi che intervenendo in commissione di Vigilanza aveva denunciato l’assenza di un “un piano di riforma dell’informazione” e detto che “al consiglio di amministrazione non e’ mai stato portato un documento su cui esprimere un parere attraverso il voto”. “Se la commissione di Vigilanza considera una bozza ritirata alla stregua di un vero e proprio piano, allora ne prendo atto e ubbidisco” aveva aggiunto Siddi. Dichiarazioni alle quali Verdelli risponde con veemenza: “C’e’ un limite alla decenza e alla falsita’ che non posso permettere venga superato”. Quella che Siddi definisce bozza era “un vero e proprio piano curato in ogni dettaglio, come hanno dimostrato anche le anticipazioni di cui e’ venuto in possesso, non so attraverso quali canali, il settimanale l’Espresso”. Le linee guida del corposo documento erano state illustrate in Vigilanza il 3 agosto del 2016. “L’obiettivo e’ quello di razionalizzare l’offerta informativa, eliminare i doppioni, differenziarla rete per rete, trasferirla soprattutto nel mondo digitale” spiega Verdelli che oggi aggiunge: Vorrei essere chiaro: io ho presentato un piano, non una bozza. E non l’ho mai ritirato. Volevo a tutti i costi andare fino in fondo e l’hanno tentato anche coloro che sono rimasti accanto a me. Solo che ce lo hanno impedito”. Il piano di riforma firmato da Verdelli, ricostruisce Repubblica, viene consegnato al consiglio di amministrazione il 22 dicembre. Manca soltanto Guelfi. Ogni consigliere, con toni variabili, sembra esprimere apprezzamento. Poi tutto precipita. Il 3 gennaio 2017 si riunisce un Consiglio informale, Verdelli non viene ammesso, a rappresentarlo sara’ il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto. Alla fine il piano viene bocciato. “Ne ho preso atto e mi sono dimesso. Me ne sono andato dopo lo stipendio del 31 gennaio e la liquidazione”. Adesso si sente “sconfortato e arrabbiato” eppure “felice di avere avuto l’opportunita’ di fare qualcosa per la Rai, un’azienda che potrebbe essere fondamentale nella guarigione di un Paese che si sta disgregando. Un’azienda che e’ mia, tua, di tutti, ma che rischia di morire se non cambia in fretta, buttando all’aria migliaia di posti di lavoro. Credevo di portare nella televisione pubblica un vento di novita’. Ho fallito. Ma le bugie su di me no, su queste non potevo piu’ tacere oltre”.

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