Repubblica” contro Giorgia Meloni. Ma perché? Lettera aperta di Carmelo Briguglio a Maurizio Molinari

Gentile direttore, per anni, ho evitato, pur sollecitato, ribalte mediatiche. Ho ritenuto che un periodo di riserbo e riflessione sarebbe servito a fare giudicare, con maggiore obiettività e distacco, persino a me stesso, una stagione politica lontana, della quale sono stato secondario “protagonista”; ormai é esperienza consegnata, con parecchi errori e qualche merito, alla storia politica del Paese. Lontano, per un po’ di anni, da attive militanze e ricerca di ritorni, desidero però chiedere qualche minuto di attenzione a lei che oggi dirige il giornale che al tempo nutrì – diciamo così ? – l’iniziativa politica di Gianfranco Fini. La prima considerazione riguarda la linea adottata da Repubblica riguardo a Giorgia Meloni. A mio modo di vedere, un grande giornale ha il diritto di schierarsi soprattutto in vista di un appuntamento elettorale importante: é una scelta che personalmente preferisco, al confronto di talune neutralità di facciata; tuttavia, mi sarei aspettato una dichiarazione esplicita in favore del fronte progressista e basta. Invece, man mano che il personaggio Meloni é salito nel gradimento popolare e nei sondaggi d’opinione, Repubblica – fuoriuscendo dall’aplomb di ragionata mitezza della sua direzione che oggi, mi perdonerà, appare commissariata – sembra essersi data come prioritaria missione prendere di mira la leader di Fdi; fino a mobilitare a ciò significative risorse redazionali.

Tanti eccessi e critiche smodate 

Detto, con franchezza: il tutto appare ai più, non a me solo, davvero eccessivo. Le chiedo: può essere il principale scopo di un autorevole quotidiano come il suo, provare a fermare ad ogni costo, l’ascesa di una leader dando voce  a critiche di qualsivoglia tipo ? Lei lo sa: molte, troppe sono smodate, per nulla conducenti al profilo politico; si insinuano fin dentro inclinazioni individuali e relazioni familiari. La cosa non é disdicevole in sé: il politico deve rispondere del suo “privato” se ha refluenze sul “pubblico”; ma é difficile dimostrare che la forma fisica di un tempo o il supposto cambio della squadra del cuore, oppure una marcata “sorellanza”possano avere a che fare con tali influenze. Che dice ? Non spetta a me giudicare se una linea editoriale sia corretta o meno; ma, umile collega di quanti sono impegnati nel “corpo” che lei dirige – dal quale, nei miei trascorsi di attore politico, vennero concessi generosi spazi e temo affettate udienze – sento il dovere di fargliele queste osservazioni.

Alcuni suggerimenti

Alle quali, mi permetterà aggiungere un non richiesto consiglio: non sarebbe più corretto un forum in redazione con la candidata premier, in clima di equilibrio e pacatezza – ma, per cortesia, addomestichi il “dàimon” dell’agguato che agita gli intimi eskimi di alcuni dei suoi – per chiedere conto e ragione di ogni singola parte del suo programma politico e della sua idea di Paese ? Scusi il suggerimento. Secondo. Glielo dico subito, subito: lei sa bene non avere fondamento le riserve nei confronti della Meloni su due temi sensibili, quali sono l’antifascismo e la collocazione internazionale. Per dimostrarlo, non mi soffermerò su fatti noti e solenni dichiarazioni a partire dalla esplicita condanna del fascismo, fatta dalla Meloni con un surplus di candore (“Se fossi fascista, lo direi”); nemmeno tornerò sulla  posizione di Fdi – non facile, converrà, dai banchi di unica opposizione – a gratuito appoggio del governo Draghi, in favore delle ragioni di Kiev contro la guerra di aggressione mossa da Putin. Insomma, su fatti che parlano da sé. E neppure più di tanto sulla Pravda, che quasi quanto Repubblica, ha messo nel mirino la candidata con concrete possibilità di diventare capo del governo di un grande Paese occidentale. Solo un appunto: la notizia dell’attacco russo alla Meloni, ripresa con evidenza da tutti i media italiani, per Repubblica non é esistito: nessuna traccia né in prima, né altrove. (Solo il giorno dopo, a tarda ora, l’edizione digitale ci ha messo una pezza, dopo che tutti gli altri…)

Il monogramma “M” greve e grossier

Perché ? Perché il suo quotidiano era distratto dal confezionare il “longform” su una  “Internazionale nera”, di cui la Meloni sarebbe la immaginaria capa: più puntate, tutte puntatissime contro di lei, incarcerata dentro il monogramma “M”; lo confesso: io l’ho trovata disambiguazione alquanto greve. Ci comprendiamo. Dentro il “polpettone” balza agli occhi, anche a quelli miopi come i miei, una serie di copia-incolla (é estate, bisogna riempire) come quello sul legame Meloni-Le Pen; una illeggibile sbobba riscaldata persino con la fiamma tricolorata in blu, al tempo copiata ad Almirante da “pére Le Pen”. Lontanissimo tempo. Nel quale la piccola Giorgia sarà stata impegnatissima a scatenare tutta la sua “fascisteria” sui banchi della scuola materna. Maschia; di sicuro, alla radice della vostra recente scoperta: “la candidata al premier ragiona al maschile”. Posso dire che pure questa fa “grossier” ?

“Eravate proprio voi a lodare la destra in cui si è formata la Meloni”

Vabbè, almeno potevate ricordarvi della divorziata coppia, quell’ “io guido la famiglia dei conservatori europei. In Francia non ci sono al ballottaggio candidati che rappresentano il partito guidato da me”: il muro alto alto che Giorgia ha tirato tra lei e Marine. Purtroppo, il vostro “techetè” lo cancella: troppo vicino, troppo recente; inadeguato allo scopo. Comprendo. Ora, il mio ragionamento, che farà storcere il muso a qualcuno dei miei radi lettori, é un altro. Ma Giorgia Meloni non si si é formata nella classe dirigente guidata dal “vostro” stimatissimo Fini ? Non é cresciuta nella serra calda di quella destra che tanto amavate ? Aperta, dialogante, così benvoluta da cancellerie e ambasciate di mezzo mondo. Non é emersa lì, la signora che adesso, scrivete voi, spaventa l’Europa ? Non é quella la sua matrix ? Non é in quel brodo di cultura politica che la leader di Fdi ha fatto emergere le sue qualità ? Non é Fini in persona che ci ha visto ?

Vocazione “occidentale” solida e non improvvisata

Beh, perché la Meloni non dovrebbe avere raccolto il meglio di quell’heritage, da voi lodato in centinaia di incorniciabili pezzi ? Perché la destra della Meloni non avrebbe ricevuto quel “depositum fidei” di garanzia delle alleanze internazionali dell’Italia, assicurata da An dalle postazioni della Farnesina e della Convenzione per la nuova Costituzione europea presieduta da Giscard ? Mentre, lo dicevate voi, B. – ora dal B. siete passati alla più cattiva M. – coltivava relazioni pericolose con Putin e Gheddafi.  Guardate che Giorgia era lì, eh. Nella classe dirigente che da quella ispirazione politica é segnata: l’ha praticata. Era esponente di spicco della stessa “forma” politica An – poi traslocata nel Pdl – di Ignazio La Russa che dalla Difesa dialogava con gli americani e con la Nato. Che credete? Quella che con Urso faceva squadra con l’Europa e con l’Occidente al Commercio estero. Altro che “via della Seta”. Suvvia. In quel vivaio é sbocciato il fiore Meloni: da dove credete, spunti ?

Perché ora tutti questi pregiudizi?

Lei era lì in mezzo, ragazza-ministro del suo dicasterino della Gioventù, ma ben presente in quel gruppo di mischia, in quel governo. In quel giro. E allora ? Perché questo pregiudizio ? Perché questo dispiegamento di forze “contras” ? Che vi ha fatto ? Che ha fatto di male per farvi liberare tanto feroci istinti ? Fatevene una ragione: questa donna rischia di sfondare il tetto di cristallo della subalternità politica femminile in Italia; può essere la prima presidente del Consiglio nella storia della Nazione. É questo il vero problema ? É questa la fastidiosa nemesi del mondo progressista, che in realtà Repubblica combatte ? Ma le armi scelte, mi creda, sono sbagliate. Perché la vocazione atlantista e occidentale, la Meloni l’ha maturata negli anni. Non é callido espediente dell’ultima ora. É il punto di arrivo di un itinerario lungo della destra italiana che viene da lontano: fin dall’adesione missina alla Nato, alle Comunità europee, agli euromissili. Quando sulla “rive gauche”, invece…Voglio dire: la presidente di Fratelli d’Italia é espressione della sensibilità collettiva di una classe dirigente cresciuta dentro l’Occidente, con la visione di una destra parlamentare, che oggi e sempre ha avuto e ha furenti competitori alla sua destra: Italexit per tutti.

Le forzature anti-Meloni contro l’interesse nazionale

Nessuno, in politica, é figlio o figlia di se stessa. Contano molto le ascendenze politiche e intellettuali; ma, caro Molinari, se volete capire la quarantenne Meloni e la sua capacità di rendersi credibile, non andatevene a ritroso nei luoghi tragici della storia italiana ed europea, fino all’alba del secolo scorso. Lasciate perdere Predappio, il folclore “fascio”,  i sepolcri, gli spettri della guerra civile spagnola. Prendete in rigoroso esame il cammino della (forse) prossima premier nel passato recente: presidente d’aula a Montecitorio, ministro, leader di una storica famiglia politica europea, donna delle istituzioni e di relazioni anche internazionali. Nel qual percorso vede ombre e pagliuzzine, solo chi vuole vederle; chi non vede o sottovaluta le travi nel campo guidato da Letta: a partire da brutti antisemitismi e sovietiche nostalgie, queste sì, preoccupanti.

“Meloni è figlia legittima della nostra Repubblica”

Prenda atto il suo giornale, che l’attuale leader del centrodestra ha compiuto il suo cammino dentro la democrazia italiana: é figlia legittima della nostra Repubblica; non ha avuto e non ha motivi di deviare dalla continuità degli impegni che l’Italia tradizionalmente mantiene con gli altri partner europei ed occidentali. Volerlo mettere in dubbio, con evidenti forzature, a mio modo di vedere, non serve al discorso pubblico, a una competizione elettorale liberata da timori che non hanno ragion d’essere. Non serve soprattutto all’Italia, alla sua reputazione in Europa e nel mondo, al nostro permanente – titolo del suo bel libro di qualche anno fa – “interesse nazionale”. Ecco, se può, caro Molinari, tenga conto, di queste mie “marginalia”. Non ci credo, ma ci spero. Grazie, comunque. Auguri

Carmelo Briguglio

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