Requisitoria M5s contro Armando Siri

“La politica deve dare il buon esempio. Nessuno può nascondersi dietro la presunzione di innocenza di fronte all’ipotesi di un reato di corruzione. Non può farlo, a maggior ragione, quando nella stessa inchiesta emergono legami con la mafia”. Parte da questi presupposti quella che potrebbe essere definita una requisitoria del Movimento 5 stelle contro Armando Siri, il sottosegretario leghista indagato per corruzione.   I pentastellati nei giorni scorsi hanno chiesto a gran voce le sue dimissioni, che  non sono arrivate.  Sulla vicenda, però, non arretrano. Sul blog di riferimento del Movimento 5 stelle chiedono “un chiarimento necessario e non più rimandabile” e indirizzano quattro interrogativi alla Lega.

Al momento la data del confronto con i pm della Procura di Roma non è stata ancora fissata ma dall’avvocato difensore di Armando Siri, sottosegretario all’Infrastrutture indagato per corruzione, arrivano segnali che fanno intendere che l’atto istruttorio potrebbe avvenire a breve. Proprio nelle ore in cui gli M5S, anche attraverso un lungo post sul blog delle Stelle, chiedono ufficialmente un passo indietro del sottosegretario, l’avvocato Fabio Pinelli afferma che l’esponente leghista è “pronto a chiarire, qualora fosse ritenuto necessario o anche solo opportuno, nelle rispettive sedi istituzionalmente competenti”. In altri termini nei prossimi giorni, forse all’inizio della prossima settimana, Siri potrebbe recarsi negli uffici di piazzale Clodio e rispondere alle domande del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi, titolari del filone giunto a Roma per competenza territoriale che vede nel registro degli indagati anche l’imprenditore Fabio Arata, accusato anch’egli di corruzione per avere “dato o promesso” 30 mila euro al sottosegretario in cambio di favori.

I magistrati capitolini vorranno in primo luogo chiedere a Siri del suo rapporto con l’imprenditore. In sostanza, secondo quanto scrivono i pm nel decreto di perquisizione a carico di Arata, Siri è accusato di avere nella sua “duplice veste di senatore della Repubblica e sottosegretario alle Infrastrutture” nella “qualità di pubblico ufficiale” asservito “le sue funzioni e i suoi poteri ad interessi privati”. Una azione, per i magistrati della Capitale, messa in atto “tra l’altro proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti per materia (Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Ministero dello Sviluppo economico, Ministero dell’Ambiente) l’inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentare (Decreto interministeriale in materia di incentivazione dell’energia elettrica da fonte rinnovabile) e di iniziativa governativa di rango legislativo (legge Mille proroghe, legge di Stabilità, legge di Semplificazione) ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto ‘mini-eolico’”. In questo ambito il pm Palazzi ha ascoltato una serie di testimoni, funzionari ministeriali, per chiedere conferme su eventuali pressioni messe in atto dal sottosegretario.

Per gli inquirenti romani “il fumus” a carico di Siri è legato anche ai “numerosi incontri tra gli indagati così come accertato dalla polizia giudiziaria – scrivono sempre nel decreto di perquisizione – attraverso appositi servizi di osservazione e alla incessante attività promossa dal medesimo Siri per l’approvazione delle norme, così come emergente da ulteriori conversazioni che Arata ha intrattenuto tanto con i suoi familiari e sodali nell’impresa, quanto con collaboratori del Siri e con altre persone coinvolte (con ruoli istituzionali e non) nella redazione delle stesse”.

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