Responsabile ‘Direzione regionale agricoltura’ a processo ma Zingaretti non lo rimuove

Rinviato a giudizio ma ancora al suo posto. Roberto Ottaviani, il responsabile della Direzione regionale agricoltura del Lazio imputato nel processo “Macchina del fango-Vinitaly”, per il quale è accusato di tentata concussione e abuso d’ufficio, secondo il Piano Triennale di prevenzione della Corruzione della Regione Lazio (PTPC) dovrebbe essere rimosso dal proprio incarico ma è ancora ben saldo sulla propria poltrona. La notizia del rinvio a giudizio è del 29 febbraio scorso ma dopo un paio di settimane nessun provvedimento è stato fatto nei confronti di Ottaviani in barba al PTPC approvato poco tempo fa dalla Giunta regionale. Giunta che da una parte approva un piano anticorruzione ma nel contempo non pare applicarlo. “Hanno perfino approvato un PTPC più stringente rispetto al precedente – spiega Roberta Bernardeschi, segretario regionale della Direr, il sindacato dei dirigenti regionali – ma di fatto non viene applicato. Dopo gli arresti dei direttori Raniero De Filippis e Luca Fegatelli per l’inchiesta sui rifiuti nel Lazio e Guido Magrini per Mafia Capitale, ormai sembra che i procedimenti e le condanne penali o contabili siano divenuti titoli di merito professionale”.

Il piano anticorruzione della Regione Lazio è chiaro: “In caso di notizia formale di avvio di procedimento penale a carico di un dirigente o di un dipendente e in caso di avvio di procedimento disciplinare per fatti di natura corruttiva – si legge nel PTPC – ferma restando la possibilità di adottare la sospensione del rapporto, la Regione per il personale dirigenziale procede con atto motivato alla revoca dell’incarico in essere ed il passaggio ad altro incarico”. Ma al momento la Regione Lazio, che si è anche costituita parte civile nel processo che vede coinvolto Ottaviani, non ha attuato nessun provvedimento di revoca dell’incarico. La stessa responsabile regionale della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, Giuditta Borrello, sottolinea, in una lettera inviata alla Regione Lazio, ai direttori delle direzioni e agenzie regionali e al segretario di Giunta Andrea Tardiola l’obbligo di revoca dall’incarico in caso di “notizia formale di avvio di procedimento penale a carico di un dirigente o di un dipendente” ma allo stato attuale tali prescrizioni sembrerebbero parole vuote.

“E’ assurdo che la Regione – rimarca Domenico Farina, coordinatore Usb pubblico impiego – non applichi delle norme approvate dalla stessa Giunta regionale. Segnaleremo la cosa al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, che già in passato aveva dichiarato che il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti doveva essere sospeso per tre mesi a seguito di una nomina illegittima all’Ipab”. “Zingaretti da tre mesi tiene nascosta la nota inviata da Cantone – sottolinea Devid Porrello, capogruppo M5S in Regione Lazio – con la quale ne contestava la mancata sospensione dopo l’ennesima nomina illegittima quindi non credo che si comporterà diversamente con Ottaviani. Come al solito Zingaretti non si muove per non alterare gli equilibri nella sua scombussolata maggioranza e aspetta che la magistratura, o le forze dell’ordine, prendano le decisioni per lui”.

Luca Teolato

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