Anche con la nuova legge sulla responsabilità delle toghe, l’azione di risarcimento dei danni non costituisce di per sé ragione idonea e sufficiente ad imporre la sostituzione del singolo magistrato. Lo ha stabilito la Cassazione con un verdetto che “disinnesca” il rischio di paralisi dei processi e quello di ricusazioni a pioggia. Il verdetto è stato emesso dalla Sesta sezione penale della Suprema Corte che, per la prima volta ha esaminato la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati, affrontando il ricorso di un avvocato sotto processo a Pordenone che aveva chiesto la ricusazione di un giudice nei confronti del quale aveva iniziato l’azione risarcitoria per colpa professionale. Ne sono state tratte due massime di diritto. Con la prima, si è escluso che il magistrato nei confronti del quale un imputato avanzi domanda risarcitoria possa mai essere considerato “un debitore” dal momento che la domanda non è “diretta” ma è proposta nei confronti dello Stato. Con la seconda, si è esclusa la ricusazione “automatica” del magistrato la cui condotta professionale sia stato oggetto di una domanda di risarcimento.
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