“Una società che nasce esclusivamente con la fibra può essere il punto di partenza ma non deve essere il punto di arrivo: io vedo una società delle reti e delle tecnologie, che all’interno possa avere tanto la fibra ma anche il 5G, che consenta in un mercato regolato l’accesso a pari condizioni agli operatori”.
E’ quanto ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, parlando del progetto avviato per la rete unica in audizione alla commissione trasporti della Camera. “Questo ragionamento non si sviluppa in poche settimane e ha bisogno del giusto tempo, ma ritengo che sia fondamentale avere in mente l’obiettivo finale – ha aggiunto – e fare i passi nella giusta direzione per raggiungere quell’obiettivo. credo che questo sia un passo nella giusta direzione”.
Il ritardo della rete in fibra
“Ieri Infratel (società in-house del ministero dello Sviluppo Economico, soggetto attuatore dei Piani Banda Larga e Ultra Larga del Governo, ndr) ha fatto un giro di tavolo con gli operatori del settore per verificare le attuali condizioni di mercato: il quadro che è emerso è di un’accelerazione dello sviluppo della rete in fibra, ma ancora in ritardo rispetto agli obiettivi. Open Fiber, come noto, ha comunicato che il piano sarà completato nel 2023, in realtà i dati che Infratel ci dà rispetto ai progetti esecutivi ci dice che anche il 2023 non sarà raggiunto. E’ necessario imprimere un’accelerazione e le dotazioni del Recovery Fund sono un canale forte da utilizzare in modo incisivo per implementare il percorso di realizzazione della rete”, ha detto il ministro Patuanelli.
“Ad oggi i dati puntuali dei comuni collaudati sono disponibili sul portale Infratel: sono 653 comuni con lavori avviati nel 2020 – ha spiegato Patuanelli – 430 completati, erano 22 a fine 2019, 372 comuni collaudati in campo a settembre 2020, 514 collaudabili a settembre 2020, 739 comuni aperti in deroga alla commercializzazione con sperimentazioni e 492.142 unità immobilari vendibili in ftth (fibra a casa, ndr) e 360.306 in Fwa (fixed wireless access, ndr). Ho chiesto a Infratel di essere trasparente. É chiaro che oltre al costante monitoraggio vi sono gruppi di lavoro tra Infratel e Open Fiber che cercano di capire dove sono i gangli che non consentono di accelerare. La semplificazione tecnico procedurale che abbiamo fatto nei diversi decreti sta aiutando”.
Open Fiber replica al ministro: raggiungeremo gli obiettivi
“A oggi, nonostante le note difficoltà in cui versa il progettista incaricato, Open Fiber ha consegnato 3.045 progetti esecutivi, che garantiscono l’operatività fino a tutto il 2021. La progettazione non costituisce quindi un ostacolo o un impedimento alla realizzazione del progetto Bul entro il 2023”, rende noto Open Fiber con una notra a seguito delle dichiarazioni del ministro Patuanelli alla Camera.
“Procede – aggiunge la nota – infatti il lavoro con Infratel per l’accelerazione in base al piano presentato al Cobul (il comitato dicoordinamento per l’attuazione del piano, ndr), che gode di totale copertura finanziaria e che prevede il completamento del Piano Bul in 16 Regioni nel 2022 e nelle restanti 4 Regioni (per un totale dell’8% delle unità immobiliari complessive) nel 2023. Obiettivi che grazie a tutte le misure messe in campo confermiamo di poter raggiungere”.
“A oggi nelle aree interessate dai bandi Infratel, Open Fiber ha avviato lavori in circa 2.500 comuni, completato 843 comuni e reso disponibili agli operatori per la commercializzazione circa 950 mila UI in 828 comuni”, conclude la nota.
Profumo (Cdp): investimenti per connessioni obiettivo cruciale
“La digitalizzazione per noi è cruciale. Produrrà cambiamenti non solo nella vita quotidiana ma anche nei modelli produttivi. Su questo il nostro sostegno c’è e ci sarà, per promuovere questa massiccia digitalizzazione del Paese”. Cosi’ l’amministratore dele gato di Cassa depositi e prestiti, Fabrizio Palermo, ha fatto riferimento al ruolo di Cdp nella creazione della rete nazionale unica in fibra ottica intervenendo alla presentazione della sede torinese dell’istituto.
“La nostra responsabilità è rendere disponibile la connettività e questo genera opportunità di sviluppo – ha aggiunto – Questo è l’obiettivo che ci stiamo prefiggono e credo che finalmente si stanno realizzando le condizioni perché questo avvenga”, anche con il ricorso alle risorse del Recovery Fund. “Ci crediamo, stiamo investendo e lavoriamo perché diventi un obiettivo possibile”, ha concluso.
Financial Times: Italia controcorrente
“L’industria italiana delle telecomunicazioni ha sempre nuotato controcorrente in Europa”: “mentre le società di telecomunicazioni in altre parti d’Europa hanno passato 20 anni a lamentarsi del fatto che le autorità di regolamentazione e i governi sono ossessionati a promuovere la concorrenza, l’Italia ha annunciato un piano per unire le due reti, ricreando di fatto un fornitore di banda larga monopolistico. La nuova società AccessCo sarà controllata a maggioranza da Telecom Italia”. E’ quanto si scrive il ‘Financial Times’ in un articolo dedicato alla rete unica in Italia.
Il quotidiano economico britannico cita in particolare un dirigente del settore che spiega “che stanno progettando il suicidio perfetto per la fibra” e “ricreando un mostro”. Eppure il Paese, scrive ancora il ‘Financial Times’, “è ancora in ritardo rispetto alle vicine Francia e Spagna e poiché Open Fiber ha iniziato a lottare per raggiungere gli obiettivi di connessione rurale negli ultimi tre anni, una fusione con Telecom sembrava sempre più probabile. I colloqui formali sulle possibili forme di integrazione tra le due reti sono iniziati un anno e mezzo fa ma il mese scorso la questione è finalmente arrivata al culmine”.
Dopo due settimane di trattative tra l’industria e il governo, sottolinea ancora il quotidiano, “l’accordo Kkr è stato approvato la scorsa settimana, insieme all’accordo più significativo per unire la rete di Telecom con Open Fiber per creare AccessCo. Cdp è stato un attore chiave nei colloqui”.
Vodafone: torna il monopolio
Nick Read, ceo del gruppo Vodafone, in un lungo intervento su Politico lancia accuse al Governo italiano sulla gestione della questione della rete unica. Con la fusione della rete Tim con Open Fiber si torna “a un modello di monopolio fallito che non può essere positivo né per la concorrenza né per gli investimenti. Inoltre viola quattro decenni di politica antimonopolistica e il diritto dell’Unione europea”, sostiene Read.
“In Italia, il governo cerca di ricreare nel Paese il monopolio della rete fissa che i precedenti governi e le istituzioni dell’Ue nel tempo avevano smantellato. Da tempo il governo cerca un modo per consolidare la rete fissa di Telecom Italia, ex monopolio statale, con Open Fiber, società della rete che vende fibra esclusivamente all’ingrosso controllata dal governo. Ciò lascerebbe i potenziali fornitori di banda larga fissa con un solo venditore di accesso all’ingrosso alla rete combinata, ancora una volta Telecom Italia. I clienti all’ingrosso di Open Fiber, compresa Vodafone, dovrebbero competere con le offerte di banda larga fissa al dettaglio di Telecom Italia senza altra opzione che acquistare l’accesso all’ingrosso da loro”.
Read ricorda inoltre che “creare qualsiasi forma di concorrenza nel mercato fisso italiano è stato notoriamente difficile; solo con l’istituzione di Open Fiber, alcuni anni fa, l’Italia ha iniziato a modernizzare le proprie reti fisse, fornendo servizi ad alta velocità più comparabili a quelli degli altri paesi membri dell’Ue”.