Il sistema scoperto dall’indagine “Università Bandita” consisteva in una fitta rete di scambi di commissari nei concorsi a cattedra ritenuti chiave dai rettori nei rispettivi Atenei; all’Università di Sassari, invece, il vulnus sembra essere la gestione degli incarichi del personale docente e amministrativo da parte di una cupola tutta interna all’Ateneo.
Se sarà confermato quanto emerge dalla recente contestazione mossa da ANAC alle procedure di reclutamento ex art. 24 comma 6 della L. 240/2010 applicate a Sassari, il meccanismo, saldamente nelle mani del rettore Mariotti e del direttore generale Breschi, si fondava sulla sistematica disapplicazione delle previsioni del Piano Nazionale contro la Corruzione del 2017 (sezione ANAC-UNIVERSITA’), e di conseguenza del Piano anticorruzione di Ateneo (PTPC), nonché dell’atto di indirizzo MIUR 39/2018, non senza la conversione dell’Ufficio Legale ad “Avvocatura di Ateneo”.
Cinicamente, ogni forma di critica/dissenso sul ‘metodo’ peculiare di gestione delle risorse umane adottato in UniSS sarebbe stata azzerata, giocando sulla pelle degli studenti e degli ignari contribuenti, mediante un’assegnazione delle cattedre atta anzitutto a favorire i soggetti espressi dai luoghi dove l’elettorato aveva manifestato maggiore ‘appetito’ e nel contempo a proteggerli da ogni interferenza esterna all’antico Regno-Giudicato del Nord-Sardegna. Facile prevedere che il Responsabile di Ateneo per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, Pellizzaro, al quale è stata recentemente sottratta dal Breschi quella competenza sulle Risorse Umane che lo stesso DG gli aveva assegnato a giugno scorso e che lo poneva in palese conflitto d’interessi, si dichiarerà vittima, con altri, dalla governance Mariotti-Breschi. Ma è tutta e solo colpa loro?
Sta di fatto che per quanti, esterni alla cittadella universitaria e al suo hortus conclusus, partecipavano ai concorsi banditi dall’Università di Sassari convinti di poter giocare onestamente le proprie carte in virtù dei titoli e dei meriti acquisiti con perseveranza e passione, non c’era alcuna speranza di aggiudicarsi l’incarico e persino di ottenere l’idoneità, come dimostra il caso-limite del prof. Paolo Storchi. Anzi, tutto lascia supporre che se la ‘cupola’ avesse potuto, avrebbe bandito anche le posizioni di Ricercatore a tempo determinato tipo B (quella per la quale si è candidato Storchi) con modalità “chiuse” ex art. 24 della L. 240/2010 invece che “aperte” ex articolo 18.
Mi compiaccio per l’attenta verifica svolta dall’ANAC, che sta facendo emergere gli accennati presunti illeciti in quel di Piazza dell’Università. Il problema, in prospettiva, sarà la pulizia che si dovrà fare nell’ateneo sassarese dopo l’ormai inevitabile indagine sull’operato del rettore Mariotti a cura dell’ANAC. Se, infatti, l’esito delle elezioni di fine 2020 risultasse funzionale all’imposizione del clima di irregolarità e prepotenza che starebbe in fine emergendo, e che evidentemente faceva comodo a molti, sarebbe ingenuo credere che l’Università di Sassari possa tornare subito e automaticamente a godere di buona salute.
Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)