Riapertura scuola tra piazza, banchi roteanti e polemiche

«Penso che solo una persona con il coraggio di Giuseppe Conte possa arrivare in televisione e dirci che sulla scuola si è fatto tutto quello che si poteva fare. Perchè la verità è che non è stato fatto nulla». Lo afferma Giorgia Meloni a Porta a Porta. «La verità è che abbiamo speso o stiamo spendendo qualche centinaio di milioni di euro per i banchi roteanti che arriveranno non prima di novembre. E che oltretutto – da quello che  leggevo sui quotidiani – sono affidati in modo un tantino opaco con botte da 45 milioni a società con un unico dipendente che hanno la sede nell’Arcigay. Ora l’affidamento mi pare sia stato revocato, ma non si è fatto comunque nulla».

Se proprio non si sapeva che cosa fare – ha aggiunto Meloni – si poteva copiare dal resto d’Europa dove le scuole sono state riaperte. Questi signori sono stati a ragionare mesi e mesi. Poi la De Micheli trova la soluzione sui trasporti dicendo che gli alunni sono considerati affetti stabili e quindi possono stare vicini. Ma stiamo scherzando? Noi qualche proposta l’abbiamo fatta, come l’utilizzo del privato come strutture e trasporti. Non è stato fatto niente. Penso che ci voglia coraggio.

A poche ore dalla riapertura dopo il lookdown per il covid, non c’è pace la scuola italiana: da una parte il governo continua a lavorare e spingere risorse per consentire il ritorno in aula in sicurezza, dall’altra non si fermano le polemiche con gli studenti che denunciano che si “è fatto troppo poco” e che annunciano che scenderanno in piazza. Sono tante, d’altra parte le incognite a partire dall’arrivo di banchi e mascherine (con il commissario Arcuri ha assicurato che tutte le scuole le hanno), ma anche la questione dei tamponi, mentre continua in ordine sparso la decisione dei comuni di posticipare al 24 settembre l’apertura in caso di particolari esigenze o focolai, come ha deciso Alassio. Insomma, si riaprirà “a macchia di leopardo.

L’avevamo detto da tempo – ha detto il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, – importantissimo fissare le norme ed eseguire gli interventi per rendere sicuro il rientro a scuola dei ragazzi, priorità assoluta, come l’ha definita il governo. Ma se avessimo provveduto a garantire distanza su scuolabus e in classe ma poi non avessimo fatto trovare a bambini e ragazzi gli insegnanti e tutto il personale che fa funzionare la scuola, sarebbe stata una beffa. Oggi, finalmente, il governo ha dato risposta alla nostra richiesta.

E altre risorse sono state confermate dalla ministra per la Famiglia, Elena Bonetti: 50 mln per i congedi di quarantena dei genitori. Tutto questo non rassicura però gli studenti: A “qualche giorno dalla riapertura ancora troppo poco è stato fatto dal governo per la riapertura della scuola: mancano i trasporti, i lavori di edilizia leggera non bastano, la dispersione scolastica è alle stelle e il numero dei docenti è insufficiente. Non è abbastanza! Per questo – annuncia l’Unione degli Studenti – scenderemo in piazza il 25 e il 26 settembre”,

E’ quanto afferma il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri sottolineando che “tutti gli studenti, l’intero corpo docente e la totalità del personale non docente avranno ogni giorno una mascherina chirurgica gratuita”. Ad oggi, sottolineano gli uffici del Commissario, sono stati distribuiti 41 milioni di mascherine ed entro lunedì ne arriveranno altri 77, “una quantità sufficiente per due ulteriori settimane di lezioni”. Sempre entro lunedì saranno distribuite altri 16 milioni di mascherine alle scuole primarie, “sufficienti per garantire la riapertura in sicurezza anche di questi istituti”. La distribuzione proseguirà poi su base settimanale o bisettimanale a seconda del numero degli studenti.

 “Il dato” dei positivi tra gli operatori della scuola “introduce un elemento di criticità ma non altera il progetto di ritorno a scuola: continuiamo a perseguirlo” ha evidenziato il presidente del Consiglio.  “Abbiamo predisposto tutto per la massima sicurezza garantita ai ragazzi. Stiamo affinando tutto per le prossime ore, anche se alcune regioni partiranno più tardi” ha aggiunto.

“L’Oms ha ribadito che la soluzione più cautelativa è 14 giorni, poi ci sono paesi che ipotizzano una riduzione. Vediamo: si potrebbe ipotizzare una riduzione di qualche giorno e un ritorno all’attività dopo un tampone. Ma non è una decisione meramente politica: deve avere il conforto delle valutazioni scientifiche”.

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