Rifiuti elettronici: miliardi di euro in discarica

Ogni anno finiscono in discarica miliardi di tonnellate di rifiuti elettronici: tra questi materiali preziosi come oro, argento e rame.

 

L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Ma anche sui rifiuti, soprattutto elettronici, stando ai dati raccolti dall’International Telecommunication Industry.

Ogni anno finiscono infatti in discarica tonnellate di rifiuti elettronici: secondo i dati, vengono gettate via 16.300 tonnellate di ferro, 12.200 tonnellate di plastica, 2.500 di alluminio, a seguire rame, argento, oro e palladio. L’Università delle Nazioni Unite ha calcolato che nel 2017 sono stati più di 47 milioni di tonnellate i rifiuti elettronici buttati, quasi 7 chilogrammi per abitante.

Non si tratta però soltanto di chili, ma anche di prezzo: ogni materiale infatti ha un suo costo e si parla di miliardi. Le sole 500 tonnellate di oro valgono ben 18,8 miliardi di euro, la plastica 15 miliardi, il rame 9,5 miliardi. L’alluminio e il ferro valgono poi 3,6 miliardi, mentre il palladio 3,4.

A queste cifre vanno poi aggiunti i costi di recupero, ma non solo. I rifiuti alimentano anche il traffico, spesso illegale, dello smaltimento ed è la stessa Università delle Nazioni Unite  a parlarne in un’inchiesta. Decine di migliaia di tonnellate di rifiuti elettronici vengono inviate in una serie di porti africani. La grande mole di vecchi cellulari, computer, condizionatori, lavastoviglie viene spesso nascosta in automobili usate, destinate ai Paesi più poveri.

L’inchiesta è stata effettuata tra il 2015 e il 2016 e ha evidenziato come più di 60 mila tonnellate di rifiuti elettronici  sono state scaricate  illegalmente nei porti della sola Nigeria. Per la maggior parte, si tratta di prodotti provenienti da Paesi dell’Unione europea, in particolare Germania e Regno Unito, ma anche Italia. Nel 2017 sono state avanzate dalla rivista francese l’Express cifre e ipotesi a riguardo: ‘Su dieci milioni di tonnellate di rifiuti elettronici che vengono prodotti ogni anno dai 28 Stati membri dell’Ue, meno di un terzo viene riciclato. Il resto è inviato in Africa’. E Africa, Nigeria e Ghana sembrano essere i principali ‘porti di deposito’ utilizzati.

Per arrivare ai porti, i rifiuti elettronici ed elettrici vengono occultatiutilizzando container dove vengono mischiati ad altri prodotti esportabili o macchine usate. Così viene raggirata la convenzione di Basilea del 1997, che vieta esplicitamente ad un Paese membro dell’Ocse di esportare rifiuti a rischio verso nazioni che non aderiscono all’organizzazione internazionale.

Insomma, non soltanto milioni di tonnellate di rifiuti, ma anche spreco di prodotti ancora di valore e dal costo non indifferente, commerci illegali e potenziali problemi gravi all’ambiente. L’e-waste, così vengono chiamati i rifiuti elettronici, sembra avere ancora vita lunga e importati nodi da sciogliere.

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