Dichiarazione di Giovanni Russo Spena, responsabile Istituzioni-Democrazia di Rifondazione Comunista e autore della relazione della Commissione parlamentare antimafia sul depistaggio delle indagini sull’assassinio mafioso di Peppino Impastato:
“Abbiamo imparato da Peppino Impastato, la cui figura, pensiero ed opere riteniamo di grande modernità ed insegnamento ancora oggi, che l’antimafia non è apparato retorico di sindaci in fasce tricolori o di politici che parlano di mafia solo nei comizi della domenica, ma “antimafia sociale”. Peppino ne è stato precursore ed attore, capace di costruire un nesso tra lotte studentesche, contadine, operaie. Fu ambientalista serio. Costruì spazi culturali e luoghi di socializzazione. Con “Radio Aut” osò praticare il sarcasmo per smantellare la sacralità del capomafia, per intaccare il suo comando sul territorio. Una vera ed efficace critica del potere mafioso.
Peppino fu ucciso perché la mafia si accorse che a Cinisi tutte le forze politiche, (dal MSI, alla DC, al PCI), lo consideravano un impaccio per la concordia del sistema di relazioni mafiose in cui erano coinvolte. Carabinieri e settori della magistratura “depistarono”, facendolo passare per un “suicida” o un “terrorista” saltato sulla bomba che stava depositando sui binari ferroviari. Alle sue esequie, nel 1978, giurammo che avremmo dimostrato la verità sull’uccisione per mano di mafia. Ci si è riusciti 21 anni dopo. Le ragazze e i giovani che oggi, tra mille difficoltà e repressione, praticano conflitto e mutualismo, spesso hanno Peppino nella mente e nel cuore, come militante comunista che lottò “per un altro mondo possibile”. Nella ricorrenza pochi giorni fa del quarantennale dell’assassinio di Pio La Torre rivendichiamo il ruolo dei comunisti nella lotta contro la mafia”.