Riforma del Csm avanti adagio visto che il testo è ostaggio dei soliti veti incrociati tra alleati. La commissione Giustizia di Montecitorio avrebbe dovuto cominciare a votare gli emendamenti sin dalla mattinata, ma il clima teso ha reso necessario un summit della maggioranza alla presenza della stessa Cartabia. La commissione ha audito Carlo Deodato, responsabile del dipartimento degli Affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi.
Oggetto del confronto, gli incarichi fuori ruolo dei magistrati e lo stop alle porte girevoli tra politica e toghe comprese quelle in forze nei tribunali amministrativi e contabili. Sul punto i nodi da sciogliere sono ancora tanti. Per tacere di quelli legati alla legge elettorale per il Csm e sulla separazione delle funzioni. Sui lavori incombe però il fatto tempo. La prima scadenza riguarda la calendarizzazione del testo per l’aula, la seconda i referendum del 12 giugno e, infine, la terza, a luglio, l’elezione dell’organismo di Palazzo dei Marescialli. Sotto il profilo politico, la situazione è a dir poco confusa. Italia Viva e Lega chiedono mani libere per eventuali modifiche anche al Senato. Sull’altro fronte, quello dei magistrati si registrano resistenze altrettanto forti.
Il deputato Andrea Delmastro, responsabile Giustizia di FdI è chiaro: «La maggioranza ha trovato l’accordo su tutto, tranne che su porte girevoli tra politica e magistratura e sorteggio al Csm». All fine, conclude, «tutto si tradurrà nel solito compromesso al ribasso, con il solo scopo di far sopravvivere a sé stessa l’accozzaglia di governo».