Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, meglio noto con l’acronimo Pnrr, è prevista una riforma del catasto. Nel documento redatto dal Governo, infatti, si raccomanda di ridurre la pressione fiscale sul lavoro e di compensare tale riduzione con una revisione delle agevolazioni fiscali e una riforma dei valori catastali non aggiornati (stangata Imu in arrivo? Clicca qui per le ultime notizie).
Questo perché ad oggi le tasse legati agli immobili sono calcolate basandosi su un sistema che risale agli anni ’80, quando cioè fece la sua comparsa l’Ici, la tassa sulla casa. Cosa cambierà? E cosa succederà a chi ha una seconda casa?
Riforma del catasto, cosa cambia per le seconde case
La paura dei proprietari di immobili è che la riforma comporti un aumento delle imposte, nonostante esponenti del Ministero dell’Economia abbiano escluso rincari, parlando esclusivamente di una migliore distribuzione dell’onere. Questo perché, dagli anni ’80, ci sono immobili che hanno acquisito valore perché le zone in cui sono stati edificati si sono evolute, ad esempio dal punto di vista dei trasporti.
Per questo motivo, in sostanza, ci sono proprietari che pagano una tassa inferiore rispetto al valore dell’immobile, mentre altri pagano in confronto di più perché ad esempio posseggono immobili in aree interne che però hanno perso valore col tempo.
Ma se la riforma andrà in porto, cosa succederà alle seconde case? Marco Ubaldi, esperto di catasto e vicepresidente dell’Associazione dei Visuristi italiani, ha spiegato a Donna Moderna che le variazioni sono legate ai coefficienti comunali molto vecchi, che andrebbero comunque adeguati, ma anche che il Governo ha annunciato che non ci saranno variazioni.
La ragione è che potrebbe esserci l’esenzione della tassazione sulla prima casa, quindi l’Imu stessa: pertanto gli aumenti coinvolgerebbero solo chi è proprietario di due o più immobili (scopri chi pagherà di più).
Riforma del catasto, cosa cambia per le seconde case: la posizione di Confedilizia
Secondo Confedilizia una riforma catastale non è necessaria. Al contrario, ne servirebbe una del fisco al fine di introdurre l’imposizione tributaria. Per l’associazione dei proprietari immobiliari, infatti, la priorità è ridurre le tasse, soprattutto quelle patrimoniali, con riferimento particolare agli immobili inagibili.
A prescindere da chi è pro e chi è contrario, il primo step verso l’eventuale riforma catastale consiste nell’approvazione della legge delega per rivedere il sistema fiscale attuale. I tempi quindi non sarebbero immediati: la riforma potrebbe arrivare dopo il 2022.