Ha fatto capolino per poche ore nella Nota di aggiornamento al Def con la previsione di un apposito disegno di legge. Dopo le polemiche, interviene il vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani: “Non ci sarà”
Una riforma, quella del catasto, annunciata più volte nel corso degli anni che però non ha mai visto la luce. E, anche questa volta, la dinamica del “gambero”, non sembra fare eccezione. Anzi.
Dopo aver messo nero su bianco nella bozza della Nadef (la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza approvato lo scorso lunedi in Cdm), il Governo ha fatto immediatamente retromarcia sull’intenzione di mettere in campo un ddl collegato alla Manovra per rivedere le rendite catastali e allinearle ai valori di mercato: ha fatto capolino poche ore, poi è scomparso dal testo ufficiale, pubblicato sul sito dell’Economia.
Per l’ennesima volta, dunque, rivoluzione rinviata: a dare lo stop praticamente sul nascere, il viceministro all’Economia Antonio Misiani che, nel corso della trasmissione ‘Porta a Porta’, aveva precisato che la riforma non è tra quelle in programma. Anche se, riconosce Misiani, una riforma seria dei valori catastali deve essere fatta. Con buona pace di Bruxelles che, nelle raccomandazioni adottate nell’Ecofin il 9 luglio scorso, aveva chiesto all’Italia un aggiornamento dei valori catastali attuali, fermi da oltre vent’anni, che rispetto al reale valore di mercato sono inferiori, mediamente, del 50% (ovviamente a seconda della ripartizione geografica), che però produrrebbe un inevitabile aumento delle tasse sugli immobili.
Immediata, infatti, la levata di scudi da parte di Confedilizia. “Il paese è costellato di case, negozi e uffici sfitti – aveva subito tuonato il presidente Giorgio Spaziani Testa – ogni anno aumenta il numero di edifici ridotti, anche di proposito, in ruderi, su tutto questo immenso patrimonio di risparmi, gli italiani hanno pagato, dal 2012 al 2019, 183 miliardi di euro di patrimoniale sotto forma di Imu e Tasi, con la conseguenza di comprimere i consumi“. “La priorità – ha proseguito – è ridurre questo carico spropositato di tassazione, non di applicare la raccomandazione Ue sul catasto, magari presentandola con la favola dell’eliminazione delle sperequazioni ma con l’effetto, in realtà, di aumentare ancora le imposte sugli immobili e di ridurre le prestazioni sociali collegate all’Isee”.
Un dietrofront, dunque, quello da annunciato da Misiani, accolto con favore da Confedilizia.
Insomma, sembra proprio che anche stavolta il“fantasma” della riforma del catasto tornerà nell’armadio, pronto – ne siamo sicuri – ad aggirarsi di nuovo e spaventare un settore che negli anni ha vissuti momenti altalenanti.