Riforma del Copyright, semaforo verde del Consiglio Europeo: cosa cambia

Semaforo verde alla discussa riforma d copyright europeo   europeo: il 15 aprile il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato come punto A, ossia senza discussione, la direttiva che di fatto modifica le regole sul diritto d’autore. L’Italia ha votato contro, insieme a Svezia, Finlandia, Polonia, Olanda e Lussemburgo. Astenuti Slovenia, Estonia e Belgio.

Lo scorso 26 marzo, la norma – frutto di più di tre anni di contrattazioni e numerose modifiche – era stata approvata dal Parlamento europeo.

“Abbiamo un testo bilanciato che fissa un precedente da seguire per il resto del mondo, mettendo cittadini e creatori al centro della riforma e introducendo regole chiare per le piattaforme online”, ha commentato il Presidente dell’associazione dei produttori di musica indipendente europea (Impala), Helen Smith, commentando la notizia: “La Ue ha dimostrato di essere un leader nel sostenere un internet equo, aperto e sostenibile”, ha aggiunto.

Un percorso lungo che ha vissuto di più fasi, molte delle quali controverse, accendendo il dibattito anche serrato tra favorevoli e contrari.  La modifica della norma sul diritto d’autore, infatti, era al vaglio della Commissione europea da almeno un paio di anni con l’obiettivo dichiarato di mettere mano alle regole per proteggere quei soggetti che, a dispetto del loro lavoro, vengono “saccheggiati” dalle multinazionali del web, ad esempio Google, che finora ha mostrato stralci di notizie sui suoi aggregatori senza versare un centesimo a chi realizza i contenuti.

In linea con le nuove regole, Big G e altre piattaforme online dovranno firmare accordi di licenza con musicisti, artisti, autori, editori di notizie e giornalisti, per utilizzare i loro contributi sul web. Ma non basta: YouTube, Instagram e altre app di condivisione hanno l’onere di installare filtri per impedire agli utenti di caricare materiali protetti dal copyright.

Tra le novità più importanti, dunque, la possibilità (non l’obbligo- upload filter, come nella formulazione originale) agli editori di stampa di negoziare accordi con le piattaforme per farsi pagare l’utilizzo dei loro contenuti. Gli introiti dovranno essere condivisi con i giornalisti. Viene riconosciuto il diritto a colmare il divario tra i ricavi che le grandi piattaforme commerciali fanno diffondendo contenuti protetti da copyright e la remunerazione offerta a musicisti, artisti o detentori dei diritti.

Niente rischio di sanzioni per utenti, “colpevoli” di aver caricato online materiale protetto da copyright non autorizzato, la responsabilità sarà delle grandi piattaforme come YouTube o Facebook.

A far discutere, in particolare l’articolo 11(che nella versione finale del testo è il 15) e il 13 (che diventa il 17) che rende le piattaforme responsabili di quanto viene caricato, senza richiedere esplicitamente alcun monitoraggio preventivo. In pratica, per ospitare contenuti protetti dal copyright, Youtube & Company devono accordarsi con i detentori dei diritti soddisfandone le richieste. Se non lo fanno, dice l’ultima versione, molto più light, bisognerà dimostrare di aver compiuto “i massimi sforzi” per riuscirci.

E proprio su questo punto si è aperto il dibattito: confini giudicati poco chiari che non soddisfano nè i sostenitori secondo i quali non ci sarà alcun cambiamento reale, m che fa storcere il naso anche ai contrari preoccupati, appunto, dalle zone grigie del testo. Escluse dall’obbligo di contrattazione ed eventuale rimozione le caricature, le parodie o le citazioni: salvi Gif e meme.

Obbligatori anche meccanismi rapidi di reclamo, gestiti da persone e non da algoritmi, per presentare ricorso contro un’ingiusta eliminazione di un contenuto.

“Con il voto del Consiglio Europeo si è chiuso un percorso storico per la cultura, per l’Europa e per la democrazia”: è questo il commento dell’industria culturale italiana all’approvazione della direttiva europea sul Copyright nelle parole del direttore di Confindustria Cultura Italia (CCI), Fabio Del Giudice.  “ll Consiglio europeo – sottolinea – ha approvato definitivamente e in larga maggioranza – con 19 voti a favore, 3 astenuti e 6 contrari – una riforma equilibrata delle regole per l’utilizzo dei contenuti culturali in rete mettendo fine alla legge della giungla che ha governato internet dalla sua nascita e riequilibrando i diritti tra chi crea cultura e chi la diffonde per fini economici”.

“L’unico grande rammarico – prosegue– è rappresentato dal voto dell’Italia. Un voto contrario, che la schiera accanto a Paesi con una storia e una tradizione molto lontana dalla nostra. Noi siamo uno dei principali Paesi produttori di contenuti culturali e creativi, un’eccellenza che esportiamo in tutto il mondo e che va tutelata. Storicamente in Europa abbiamo sempre avuto una posizione a favore della tutela e dello sviluppo della cultura e della creatività, ma oggi il Governo italiano ha chiaramente dimostrato il contrario nonostante le recenti affermazioni del Presidente del Consiglio, che in occasione di un’uscita pubblica di alcuni giorni fa, aveva sottolineato l’importanza della tutela del diritto d’autore. Dichiarazione che tuttavia non appare confermata dai fatti”.

“Come industria – conclude Del Giudice – non possiamo che plaudire ancora una volta all’impegno e al coraggio dimostrato in questi anni dai parlamentari italiani europei. Un grazie sentito perché hanno saputo resistere alle incredibili pressioni esercitate nei loro confronti in questi anni da chi ha utilizzato ogni mezzo per cambiare il corso di questa battaglia di civiltà e per i diritti di chi crea cultura”.

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