Riforma e tutela

Il governo ha posto ieri la fiducia sul decreto lavoro per evitare spaccature, ma il testo su cui si voterà non incontra favori e sicuramente sarà modificato in Senato. L’obiettivo della sinistra Pd e della Cgil è difendere il contratto di lavoro a tempo indeterminato perché fortemente contraria al precariato. In realtà non si è in grado di garantire riassorbimento,  con ricollocazione ed indennità,  durante la transazione da un posto ad un altro. L’assenza di ammortizzatori sociali diventa quindi un forte motivo per mantenere in piedi le casse integrazioni. Ne consegue, sia chiaro, un dualismo tra garantiti e non garantiti. I diritti sociali andrebbero calibrati in base alla struttura del mercato ed anche il contratto a tempo indeterminato andrebbe riadattato con formazione e  forme di tutela crescenti. Questo tipo di sperimentazione è previsto nel Jobs Act ed era intenzione di inserire questo nel decreto ma questo è stato scartato dalla Commissione. Il tutto naturalmente sarà rivisto al Senato dove si potrà arrivare ad una riforma di ampio respiro,  che garantisca il criterio della flessibilità e consenta alle imprese di assumere, rimettendo i giovani al centro del mercato del lavoro. Il problema reale è trovare un accordo tra parti politiche   sul tema dei contratti e sull’apprendistato. C’è disponibilità ad arrivare ai cinque contratti nei 36 mesi ma c’è distanza sulla questione dell’apprendistato. Per ora viene imposta una formazione pubblica che non viene accettata come idea,  visto che il mestiere si apprende sul luogo del lavoro.

Cocis

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