Riforma Nordio e opposizione di Magistratura Democratica

Il tema-giustizia, nei giorni del dibattito e delle polemiche sulla riforma firmata da Carlo Nordio, tiene banco e riempie il dibattito televisivo. Se ne parla anche a Quarta Repubblica, il programma condotto da Nicola Porro su Rete 4, dove viene raccontata anche l’incubo di Mario Rossetti, figlio di un generale dei carabinieri e fino al 2005 direttore finanziario di Fastweb.

Nel 2010 fu arrestato: le Fiamme Gialle entrarono a casa sua e gli sequestrarono tutto. In totale fece 100 giorni di galera, lasciano a casa e senza un euro la moglie e i tre figli, di due, nove e dieci anni. Gli bloccarono conti correnti, immobili, auto e ogni bene che possedeva. La famiglia, per tirare avanti, poteva contare soltanto sulla generosità degli amici. L’accusa contro Rossetti, nell’ambito del caso Fastweb-Telecom Italia Sparkle, era di associazione per delinquere transnazionale. In primo grado, il 17 febbraio 2013, Rossetti fu assolto. Poi l’assoluzione diventò definitiva. E l’ex manager ha raccontato il suo calvario in un libro che ha fatto molto discutere.

E a Quarta Repubblica, Alessandro Sallusti lega la vicenda di Rossetti alla riforma della giustizia in cantiere: “Trovo assurdo che dei magistrati che non hanno chiesto scusa a lui si permettano di ribellarsi al ministro Carlo Nordio”, taglia corto il direttore di Libero. Dunque, spostando il focus sulla riforma in sé e per sé, aggiunge: “Le critiche vengono tutte da magistratura democratica che è di sinistra ed è stata il perno politico del sistema-Palamara”, ricorda il direttore. “I magistrati del Pd sono contrari alla riforma Nordio, ce ne faremo una ragione”.

Per una curiosa circostanza, infatti, la totalità dei magistrati che sta sparando a palle incatenate, evocando scenari apocalittici, contro la riforma voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio sono pm appartenenti a Md. L’elenco è lungo. Il più autorevole è Nello Rossi, ex procuratore aggiunto a Roma ed ex Avvocato generale dello Stato che ora, dopo essere andato in pensione, ricopre l’incarico di direttore di Questione giustizia, storica rivista di Magistratura democratica. «Guanti di velluto coi colletti bianchi in una logica da Far West», ha detto Rossi a Repubblica.

A seguire un altro pm romano, Eugenio Albamonte, peraltro ex segretario nazionale dell’Associazione nazionale magistrati: «Autoritario (Nordio, ndr) altro che liberale. Magistrati delegittimati». Segue un trio di procuratori che hanno gestito e gestiscono alcune delle indagini pm importanti in questo momento. Il primo è l’ex procuratore di Agrigento ed ora procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio, noto per aver chiesto di processare per sequestro di persona il leader della Lega Matteo Salvini: «Senza l’abuso d’ufficio è un liberi tutti, cosa diremo ai cittadini onesti?». Segue il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, sul Domani: «L’abuso d’ufficio funziona. Cancellarlo è un errore, darà il via libera ai faccendieri». Ed infine l’ex procuratore facente funzioni di Genova Francesco Pinto, sul Fatto: «Il favoritismo diventa legale: siamo al “liberi tutti” per i faccendieri».

Francesco Menditto, procuratore di Tivoli, sempre sul Fatto: «Pirati stradali assolti? Non ci sarà più appello». Francesco Curcio, procuratore di Potenza, su Repubblica: «La riforma intasa il sistema: i cittadini sono senza tutele». Fabrizio Vanorio, procuratore aggiunto di Napoli, sempre su Repubblica: «Iniziativa mossa da intento punitivo. Si rischia il disastro giuridico». Altro pm di Md intervistato da un quotidiano del Gruppo Gedi è stato Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto di Roma, su La Stampa: «L’approccio ideologico del ministro è deludente. Si legittimano gli abusi». A fargli compagnia Francesco Cozzi, ex procuratore di Genova, su Il Secolo XIX: «Cancellare l’abuso d’ufficio ci allontana dalla linea Ue». Fuori sacco, sul Domani, il procuratore aggiunto di Messina, l’ex davighiano, Sebastiano Ardita: «L’abuso era un deterrente. Si crea un vuoto nel sistema». Non poteva mancare all’appello il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, anch’egli toga di Md che in una settimana è riuscito a rilasciare ben due interviste a Repubblica.

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