Riforma pensioni e misure approvate

Accordo vicino fra governo e sindacati sulle pensioni. Accordo che confluirà in una proposta dell’esecutivo da inserire in Legge di Stabilità, che tuteli gli addetti ai lavori gravosi dagli adeguamenti alle aspettative di vita e preveda una proroga al 2019 anche per l’APe social e la pensione anticipata dei precoci.

Il risultato è un accordo di massima che andrà perfezionato in una successiva riunione, fissata per sabato 18 novembre.

I lavoratori italiani vanno in pensione più tardi rispetto alla media europea, in virtù della legge Fornero e hanno pochi anni per godersi la pensione rispetto ai colleghi europei, ossia rimangono in pensione per poco tempo.

I lavoratori  si ritirano dal lavoro più tardi rispetto agli altri Paesi europei e, dunque, nonostante un’aspettativa di vita non bassa, finiscono con il godere dell‘assegno previdenziale per un periodo molto limitato: 16 anni e 4 mesi gli uomini e 21 anni e 7 mesi le donne. La media europa ci dice che per gli uomini la durata dello stare in pensione è di 18 anni e 9 mesi e, per le donne, di 23 anni e 2 mesi.

Prendiamo Francia e Regno Unito. In Francia l’età per il pensionamento degli uomini è a 60 anni e la loro aspettativa di vita è di 84 anni e 5 mesi: quindi, non solo l’aspettativa di vita è maggiore, ma l’età di accesso è di 6 anni e 7 mesi inferiore a quella italiana, pertanto la permanenza in pensione, è di oltre 8 anni maggiore. Nel Regno Unito, le donne, pur avendo un’aspettativa di vita pari a 85 anni e 10 mesi (un anno e 4 mesi meno delle italiane), godono in media dell’assegno per 4 anni e 3 mesi più delle italiane visto che l’età di pensionamento è 60 anni.

Per quanto riguarda gli scatti delle aspettative di vita, saranno escluse 15 categorie di lavoratori addetti a mansioni particolarmente gravose, con una novità rispetto all’intesa che si profilava nei giorni scorsi. Per rientrare nella platea basteranno 30 anni di contributi, mentre bisognerà aver svolto i lavori gravosi per almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa. Si tratta dunque di paletti allentati rispetto alla precedente ipotesi di lavoro, che prevedeva 36 anni di contributi e sei anni di lavoro nell’arco degli ultimi sette.

Per questo il fronte sindacale è compatto. Le aperture del governo sono insufficienti, dichiarano, compresa la valutazione dei lavori usuranti, commisurati in 15 categorie,  alle quali ci sarà battaglia per includerne altri.

Il dossier che il governo presenterà al tavolo delle trattative contiene una proroga dell’Ape social al 2019 e un allargamento delle categorie previste con l’aggiunta di lavoratori agricoli, marittimi pescatori e siderurgici. La platea di potenziali beneficiari dovrebbe pertanto allargarsi oltre le 20mila unità restando sostenibile a livello di esborso per i conti pubblici. Su tutto pende il giudizio del presidente dell’Inps, Tito Boeri, uno dei più ostili allo stop all’adeguamento dell’età pensionabile.

E’  prevista la formazione di una commissione ad hoc formata da rappresentanti di Inps, Inail, Istat e ministeri del Lavoro e della Salute, che potrà mettere a punto nuove norme inserendo nuove categorie di lavori gravosi.

Le 15 categorie di lavori gravosi sono attualmente quelle già ammesse all’APe social e alla pensione anticipata precoce con l’aggiunta dei lavoratori marittimi, agricoli, siderurgici, pescatori.

In virtù dello stop dell’adeguamento alle aspettative di vita, questi lavoratori continueranno a poter andare in pensione di vecchiaia a 66 anni e sette mesi anche a partire dal 2019.

C’è un secondo punto di accordo sugli adeguamenti alle aspettative di vita che riguarda l’impegno a rivedere il meccanismo a partire dal 2021. Innanzitutto scatti biennali. E con un sistema di calcolo più flessibile, che meglio si adatti ai contesti dell’economia reale.

Fra gli altri punti in discussione, su cui si continua a cercare un’intesa: separazione fra previdenza e assistenza (anche qui, ci sarà una specifica commissione), agevolazioni per la previdenza complementare dei dipendenti pubblici.

Il ministero Poletti assicura l’impegno del Governo a predisporre, entro il prossimo vertice del 18 novembre: ‘materiale con le risposte alle problematiche rappresentate dai sindacati al tavolo. Lavoreremo per definire puntualmente le risposte in modo che ci sia la possibilità di una valutazione complessiva delle tematiche’.

Più prudenti i sindacati, che insistono in particolare sull’allargamento della platea dei lavori gravosi a cui riconoscere l’esenzione dagli scatti che portano la pensione di vecchiaia a 67 anni dal 2019.

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