Rush finale sulle riforme costituzionali che tornano in Aula alla Camera per l’ultima lettura e dovrebbero essere approvate mercoledì 13. ‘Giornata storica’, twitta il premier Matteo Renzi che interverrà in Aula per le riforme costituzionali. Oggi ci saranno circa undici ore di dibattito generale e subito dopo, attorno alle 18 la replica in Aula dello stesso Renzi. Sulle barricate le opposizioni che chiedono in Aula alla Camera di convocare una riunione della conferenza dei capigruppo per presentare formalmente la richiesta di rinviare il voto finale sulla riforma costituzionale. La richiesta è stata avanzata prima da Arturo Scotto (SI), poi da Michele Dell’Orco (M5s), poi da Renato Brunetta (FI). ‘E’ assurdo che si vada a riformare la Costituzione se non si sa nemmeno se il 19 aprile ci sarà ancora il governo, dopo la mozione di sfiducia’, ha detto Dell’Orco. Ma per Renzi la tabella di marcia è già fissata ed entro mercoledì 13 al più tardi sulle riforme si chiude. La riforma costituzionale dice stop al bicameralismo perfetto; un Senato con meno poteri legislativi e composto da 95 senatori eletti dai Consigli regionali ma con legittimazione popolare; nuovo Federalismo, con abolizione delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni e alcune competenze strategiche riportate in capo allo Stato. Sono i pilastri della riforma costituzionale che tornerà al Senato per la terza lettura. La riforma modifica e completa quella del Titolo V del marzo del 2001, che ha introdotto il federalismo. La Camera sara’ l’unica a votare la fiducia. I deputati restano 630 e verranno eletti a suffragio universale, come oggi. Il Senato continuerà a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sarà composto da 95 membri eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), più 5 nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Avrà competenza legislativa piena solo su riforme e leggi costituzionali. Per quanto riguarda le leggi ordinarie, potrà chiedere alla Camera di modificarle, ma Montecitorio non sarà tenuta a dar seguito alla richiesta. Se il Senato chiede alla Camera di modificare una legge che riguarda il rapporto tra Stato e Regioni, l’ assemblea di Montecitorio puo’ respingere la richiesta solo a maggioranza assoluta. La legittimazione popolare è la novità introdotta in Senato su richiesta della minoranza Pd. Saranno i cittadini, al momento di eleggere i Consigli Regionali a indicare quali consiglieri saranno anche senatori. I Consigli, una volta insediati, saranno tenuti a ratificare la scelta. I 95 consiglieri senatori saranno ripartiti tra le Regioni in base al loro peso demografico. I Consigli Regionali eleggeranno con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti; uno per ciascuna Regione dovrà essere un sindaco. Per l’immunità i nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l’autorizzazione del Senato. Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile. Inoltre, su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni, quando lo richieda la tutela dell’unita’ giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale. I Regolamenti parlamentari dovranno indicare un tempo certo per il voto dei ddl del governo; vengono introdotti limiti al governo sui contenuti dei decreti legge. Il Presidente della Repubblica lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori. Per i primi tre scrutini occorrono i due terzi dei componenti, poi dal quarto si scende ai tre quinti; dal settimo scrutinio sara’ sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti (oggi il quorum e’ piu’ basso, maggioranza assoluta degli aventi diritto dalla quarta votazione in poi). Dei 15 giudici Costituzionali, 3 saranno eletti dalla Camera e 2 dal Senato. Per i referendum sarà introdotto un quorum minore per i referendum sui quali sono state raccolte 800.000 firme anziche’ 500.000: per renderlo valido basterà la meta’ degli elettori delle ultime elezioni politiche, anziche’ la meta’ degli iscritti alle liste elettorali. Salgono da 50.000 a 150.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Pero’ i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste. Per la legge elettorale sarà introdotto il ricorso preventivo sulle leggi elettorali alla Corte Costituzionale su richiesta di un quarto dei componenti della Camera. Tra le norme transitorie c’e’ anche la possibilita’ di ricorso preventivo gia’ in questa legislatura. Anche l’Italicum potrebbe finire dunque all’esame della Corte. Le Province vengono cancellate dalla Costituzione, atto necessario per abrogarle definitivamente. Abrogato il Consiglio Nazionale Economia e Lavoro, organo costituzionale secondo la Carta del 1948.
Cocis