Ma è soprattutto sugli sviluppi dell’autonomia che si attendono parole definitive. «È una legge che è quasi pronta, visto che va in Consiglio dei ministri la prossima settimana, come pare dovrebbe essere. Poi andrà al vaglio del Parlamento». Obiettivo della responsabile delle Riforme è anche tranquillizzare chi intravede nel regionalismo differenziato un rischio per l’unità nazionale.
«L’autonomia – spiega – è prevista dalla Costituzione. E significa migliore allocazione delle risorse, attraverso le individuazioni dei Lep (i Livelli essenziali delle prestazioni, ndr). Morale: «Non c’è alcuna volontà di far restare indietro qualche regione, non c’è alcuna spaccatura». Quanto alla riforma presidenziale, che invece necessita di modifiche alla Costituzione, la Casellati informa di essere ancora in una fase istruttoria. Il lavoro di ascolto con i gruppi parlamentari, quelli di opposizione compresi è terminato. Ho tirato la riga venerdì scorso – conclude la Casellati -. Ora mi sono data un po’ di giorni per riflettere, poi parlerò con il premier Meloni e la maggioranza per mettere a punto una proposta o fare una ulteriore analisi».
Il ministro Roberto Calderoli ha portato l’ultima bozza della legge sull’Autonomia a palazzo Chigi, in modo che possa essere discussa in Consiglio dei ministri. «Si tratterà di una giornata storica», esulta il presidente del Veneto Luca Zaia. La Lega prepara la festa, vuole correre per mostrare un trofeo ai suoi elettori in Lombardia, prima delle Regionali, nella speranza che venga arginata l’invasione al Nord di Fratelli d’Italia. Ecco i punti chiave Prestazioni uniformi ma differenziateI Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) sono i diritti civili e sociali (ovvero i servizi) che devono essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Lo dice la Costituzione, ma i «Lep» non sono mai stati definiti. È uno degli obiettivi della legge sull’Autonomia, che lega la definizione alla possibilità per le Regioni di chiedere allo Stato la gestione di alcune materie. Senza l’uno, non può esserci l’altro. Una volta decisi i Lep attraverso dei Dpcm, quindi, si stabiliranno i “costi e fabbisogni standard”. I costi standard indicano, ad esempio, quanto deve costare alla sanità pubblica una siringa; i fabbisogni calcolano quanto costerà se la siringa deve arrivare su un’isola o in una comunità montana. Il fondo perequativo per evitare iniquità. Se ne è discusso per mesi, nelle riunioni tra il ministro Calderoli e le Regioni. I governatori del Sud hanno preteso che venisse inserito all’interno della bozza di legge sull’Autonomia, perché se con questa riforma si darà il via a un nuovo modo di ripartire le risorse dello Stato, è anche necessario che tutte le Regioni partano dallo stesso punto di partenza. Altrimenti – questo è il rischio – le disuguaglianze che si sono create finora saranno ancora più ampie in futuro. Lo hanno chiesto gli industriali, ma anche membri della maggioranza, sbandierando il pericolo di «spaccare in due l’Italia». Insieme al fondo perequativo è stata avanzata anche la richiesta di ridurre le materie che possono passare dallo Stato alle Regioni, ma senza successo. Prima dell’intesa finale fra Stato e Regioni sui poteri delegati ci dovrà essere un voto di indirizzo di Camera e Senato. E’ questo il compromesso per evitare l’accusa dell’opposizione sul Parlamento «ridotto al ruolo di passacarte» dall’Autonomia leghista. Per il ministro Roberto Calderoli, le intese con le Regioni vanno gestite dal governo in carica che, per tutto l’iter della trattativa, non fa altro che recepire pareri non vincolanti. Nelle ultime bozze il coinvolgimento dei parlamentari era limitato a un passaggio nelle commissioni competenti di Camera e Senato. Con le modifiche apportate in pre-Consiglio dei ministri ci sarà invece un voto in plenaria.