Riforme, ok della Camera

 

Via libera dell’Aula di Montecitorio alle riforme costituzionali. La Camera ha approvato il ddl sul nuovo Senato con 357 sì e 125 no e il testo ora torna a Palazzo Madama in terza lettura. Il Movimento cinque stelle è rimasto fuori dall’Aula al momento del voto mentre Sel ha protestato mostrando la Costituzione. Tensione anche nel Pd sul provvedimento. Mentre Forza Italia si divide e in 18 scrivono al Cav criticando le scelte sul provvedimento: “Voteremo contro non per disciplina di gruppo ma per affetto e lealtà nei tuoi confronti”. A firmare il documento in cui si esprimo critiche alla linea scelta sono tra gli altri Massimo Parisi, Luca D’Alessandro, Daniela Santanchè, Laura Ravetto, Monica Faenzi, Ignazio Abrigani, Luca Squeri, Basilio Catanoso, Antonio Marotta, Giovanni Mottola, Giuseppe Romele, Marco Martinelli, Carlo Sarro, Gregorio Fontana, Giorgio Lainati e Paolo Russo, assente perchè malato. “Il gruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati ha votato compattamente contro il disegno di legge di riforma della Costituzione proposto dal governo Renzi. Le cassandre che sui giornali descrivevano il nostro come un movimento politico lacerato, diviso in mille fazioni e pronto ad esprimersi in ordine sparso, sono state smentite dal senso di responsabilità dei nostri rappresentanti”, ammette Berlusconi, che ringrazia i due capigruppo. Quello della Camera, Renato Brunetta, “che si è assunto il non facile compito di argomentare le nostre scelte e del quale ho condiviso l’intervento in Aula nei toni e nelle parole”. E quello del Senato, Paolo Romani, per aver contribuito l’estate scorsa “al passaggio di un progetto a cui avevo, avevamo, fortemente creduto”. Non siamo stati noi, ribadisce poi il leader di Forza Italia, ad interrompere un percorso virtuoso di condivisione, non siamo stati noi ad anteporre gli interessi di partito a quelli del Paese, non siamo stati noi a forzare ed imporre scelte che avrebbero dovuto essere concordate. Abbiamo rispettato i patti fino in fondo, altri non possono dire lo stesso. Siamo fieri del nostro lavoro e dei nostri sforzi, ma non dobbiamo avere paure, o nostalgia per una strada ormai impercorribile”. Perciò, dice Berlusconi: “Oggi Forza Italia torna a fare opposizione a 360 gradi, come stabilito durante il dibattito negli organismi di partito e all’interno dei Gruppi parlamentari che, all’unanimità, hanno fatto proprie queste scelte. Chi oggi ha ritenuto di dover esprimere le proprie riflessioni, avrebbe fatto meglio a farlo allora, condividendo con tutti noi i suoi spunti di dibattito. Oggi si apre una nuova era di centralità per il nostro movimento politico. Mi auguro che tutti lavorino per portarla avanti con armonia, rinunciando a qualche protagonismo di troppo e a qualche distinguo dal sapore un po’ strumentale. Lo dobbiamo ai nostri elettori, che non vogliono un partito irretito né dalle sirene della nuova destra populista, né da quelle del falso riformismo della sinistra. Lo vogliono indipendente e protagonista, come lo è stato per venti anni e come sarà ancora in futuro”. Raffaele Fitto, dopo il no di Fi sulle riforme, osserva: “Oggi benvenuti tutti all’opposizione. Ora l’essenziale è che non ci sia la riserva mentale, nel prossimo passaggio al Senato, una volta passate le elezioni regionali, di riprendere a fare pasticci come è accaduto fino a quindici giorni fa. Sarebbe facile, per me e per gli amici con cui ho condiviso lunghi mesi di solitudine nel Palazzo, nel nostro tentativo di emendare la modesta e inadeguata proposta di riforma costituzionale avanzata dal Governo. Sarebbe facile ricordare i nostri emendamenti, e come venivamo trattati per il solo fatto di averli proposti”. Tensione anche nel Pd con l’avvertimento di Bersani: “La minoranza Dem critica contenuto e metodo utilizzato sulla riforme. Il Patto del Nazareno non c’è più, non si dica che non si tocca niente. O si modifica in modo sensato l’Italicum o io non voto più sì sulla legge elettorale e di conseguenza sulle riforme perchè il combinato disposto crea una situazione insostenibile per la democrazia”. Oggi, spiega Bersani in Transatlantico, tanti deputati hanno dato un’ulteriore prova di responsabilità confidando sulla possibilità di migliorare la legge perchè per noi doveva rimanere aperta la discussione sull’art.2 sulla composizione del Senato. Si è detto che se no il patto del Nazareno implodeva e quindi si è blindato il testo ma noi pensiamo che su questo punto si debba tornare. Per l’ex leader Pd, però, la riforma istituzionale è “nel campo del pensabile ma se la si unisce al modello dell’Italicum, un modello iper-maggioritario con parlamentari per lo più nominati e senza che si capisca chi li nomina. Così si entra nel campo dell’impensabile e non ci può essere disciplina di partito che tenga”. L’ultimo sì, quindi, quello dato dalla minoranza Pd. Sempre in aula Rosy Bindi ha usato toni molto simili: “Se non ci saranno miglioramenti non partecipero’ più al voto perché con il referendum vorrò stare con i cittadini”. Mentre Alfredo D’attore con chiarezza ha spiegato: “Questo è l’ultimo atto di responsabilità che siamo disposti a fare”. Alla fine, sul Ddl Boschi al Pd sono venuti a mancare 18 voti a Montecitorio. Tre sono stati gli astenuti, Angelo Capodicasa, Carlo Galli e Guglielmo Vaccaro, 15 i deputati che non hanno partecipato al voto. Di questi in otto sono ‘giustificati’: Maria Chiara Carrozza, Massimo Bray, Ezio Casati, Lorenzo Becattini, Vincenzo Folino, Giovanna Martelli, Demetrio Battaglia e Francantonio Genovese, detenuto con l’accusa di truffa e peculato. Assenti senza giustificazione, invece, Ferdinando Aiello, Francesco Boccia, Paola Bragantini, Pippo Civati, Stefano Fassina, Luca Pastorino e Michele Pelillo. Soddisfatto invece il premier Matteo Renzi che ha parlato di un Paese che ora è “più semplice e giusto”.   Abbiamo fatto un passo in avanti importante e abbiamo messo un altro tassello, afferma il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che al termine della votazione del ddl che modifica il bicameralismo perfetto ringrazia tutti i deputati per il grande lavoro fatto. “Ora ci si rimette subito al lavoro su scuola, Pubblica Amministrazione e fisco”.

Cocis 

 

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