Il Senato ha approvato l’emendamento di Anna Finocchiaro all’articolo 2 del ddl Boschi, che recepisce gli accordi interni al Pd e nella maggioranza, sulla legittimazione popolare dei futuri senatori-consiglieri regionali. I sì sono stati 169, i no 93, 3 gli astenuti. L’articolo 2 stabilisce che i Consigli regionali eleggeranno i futuri senatori tra i propri membri, e che la durata del mandato dei senatori coincida con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti, in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge. Le modalità saranno stabilite dalla legge elettorale che dovrà essere successivamente varata. L’approvazione è stata salutata da un lungo applauso della maggioranza. La proposta di modifica alla riforma costituzionale prevede che i componenti del nuovo Senato, che saranno consiglieri regionali e sindaci, siano scelti dai cittadini e poi ratificati dai Consigli regionali. L’emendamento porta le firme della stessa presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, dei capigruppo del Pd Luigi Zanda, di Ap Renato Schifani e delle Autonomie Karl Zeller, oltre a quello della senatrice della minoranza Dem Erica D’Adda. C’è un fatto che non può essere disconosciuto perché nel testo della riforma approvato dalla Camera i cittadini non avevano alcun ruolo nell’elezione del nuovo Senato; ora, invece, grazie anche alla determinazione della minoranza Pd, gli elettori potranno scegliere i senatori-consiglieri regionali in occasione delle elezioni regionali, scrivono in una nota i senatori Pd Federico Fornaro, Miguel Gotor, Doris Lo Moro e Carlo Pegorer. E’ ora necessario, proseguono i parlamentari, che si approvi rapidamente la legge elettorale applicativa di questo principio costituzionale e che la norma transitoria sia modificata in modo chiaro e inequivocabile per garantire questo diritto di scelta dei cittadini. L’auspicio è quello che il metodo dell’ascolto e della ricerca dell’unità del Pd, e della maggioranza, possa essere la guida per i prossimi passaggi della riforma a cominciare dall’articolo sull’elezione del Presidente della Repubblica e sulla norma transitoria. Ieri c’è stata bagarre in aula perchè il senatore di Ala Lucio Barani fa gestacci osceni alla senatrice del M5S Barbara Lezzi. Secondo la descrizione che fa dell’accaduto il senatore Aldo di Biagio si sarebbe trattato del mimo di un rapporto di sesso orale. Paola Taverna (M5S) si appella al presidente Grasso affinché intervenga contro Barani e gli faccia chiedere scusa. Molte senatrici prendono la parola contro Barani e Grasso sospende la seduta per capire come si siano svolti i fatti. A sollevare la questione è stata Paola Taverna (M5s) che ha accusato Barani di aver fatto un gesto osceno verso la collega Barbara Lezzi: ‘Mi vergogno a rifarlo’, dice con voce alterata e, rivolta a Barani, urla ‘porco maiale’. Il presidente Grasso chiede allora spiegazioni a Barani, che però nega: ‘Io ho solo detto che dopo che avevano interrotto il senatore Falanga, lo abbiamo fatto parlare. Loro lo vogliono interpretare male e vogliono buttarla in rissa. Se è stato interpretato male io mi scuso’. Grasso dà la parola a Barbara Lezzi, che indignata, insiste sul gesto volgare e scurrile che avrebbe compiuto il capogruppo di Ala. L’aula è in subbuglio e anche altre senatrici di altri gruppi attaccano Barani. Erika Rossi della Lega spiega di aver visto il gestaccio e invita con fermezza a chiedere scusa. Ma Barani si trincera dietro la propria onorabilità: ‘Non ho fatto alcun gesto, ripete. A questo punto è Cinzia Bonfrisco, che con Barani ha condiviso la militanza nel Psi, a incalzare: ‘L’aula deve essere difesa, non deve essere un bivacco. Io prego il senatore Barani di chiedere formalmente scusa per questo gesto inqualificabile’. E si tolga quel garofano, che Barani porta sempre nel taschino della giacca, che fa rivoltare nella tomba i socialisti. ‘Togliti quel garofano che sei un pagliaccio’. Anche la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli (Pd), stigmatizza l’accaduto e avanza una richiesta a Grasso: ‘Il Consiglio di presidenza valuti, gesti e parole spesso offensive che in questa aula vengono rivolte alle donne’. Grasso assicura che convocherà il Consiglio di presidenza, luogo deputato per la materia disciplinare, dove verificare in maniera documentato l’accaduto. D’ora in poi, visto che l’escalation e arrivata al punto di minare la civile convivenza, il rigore sarà assoluto, ha detto il presidente del Senato, annunciando la convocazione dell’ufficio di presidenza per lunedì alle 13, per esaminare il gesto osceno di Barani.
Cocis