Riforme: serve il dialogo per migliorare il funzionamento della democrazia senza minarne le basi

Questa legislatura ha dato una scossa alla nostra storia costituzionale per cui occorre comprendere quali sono i veri obbiettivi. E’ la prima volta nella storia della nostra Repubblica che l’ indirizzo politico nazionale è stato assunto da una forza politica erede di forze che non erano per nulla in sintonia con l’ impianto della nostra Costituzione anche se, a voler essere obiettivi, governa senza uscire dai binari tracciati dai Padri Costituenti. Un dubbio però assilla tutti ed è quello di capire quanto di questo rispetto delle forme costituzionali è frutto di convinzione o invece di una strategia adottata in attesa di poter compiere a livello Costituzionale un’ innovazione radicale e sicuramente divisiva? La risposta a questo dubbio va ricercata nella politica istituzionale che questo governo sta portando avanti, forzando la mano sul piano delle riforme costituzionali e dell’ ordinamento giudiziario, in materia di sicurezza che se mal gestite potrebbero comprimere libertà fondamentali, come la libertà di manifestare e la libertà di pensiero. Esaminando nel loro complesso queste riforme potrebbero alterare le basi su cui si fonda la nostra democrazia rappresentativa e pluralista, con il Parlamento in posizione primaria e i poteri di garanzia affidati al Capo dello Stato e alla magistratura. Quindi possiamo tranquillamente affermare che mai come in questo momento la nostra costituzione si trova esposta a tentativi di mutamenti che se attuati finirebbero per sovvertire l’ impianto istituzionale in modo eversivo. Una tale prospettiva non può solo riguardare la maggioranza e i partiti che la sostengono, ma l’intero Paese, i suoi cittadini perché ne va del loro futuro. Nel caso dovessero giungere a termine queste riforme, soprattutto quella del premierato, sarebbe inevitabile lo scontro finale rappresentato da una stagione referendaria, che inevitabilmente finirebbe per acuire la spaccatura tra maggioranza ed opposizione, che da un punta di vista numerico, sostanzialmente si equivalgono. Sarebbe scellerato perseguire un tale obiettivo. Occorre una pausa di riflessione, ritornare al dialogo politico che da due anni è assente, per trovare soluzioni ragionevoli e che siano in grado di migliorare il funzionamento della nostra democrazia senza minarne le basi.

Andrea Viscardi

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