Di Maio porta avanti la linea dura e apre la stagione delle sanzioni per i ritardatari dei rimborsi in casa Movimento 5 Stelle.
Iniziamo dai numeri. I morosi, ossia i parlamentari non in regola con i rimborsi, toccano quota 15%. I pentastellati hanno ribaltato l’analisi evidenziando come grazie all’85% in regola sono stati restituiti 13 milioni di euro. Ma il vero problema in casa M5s è rappresentato da chi non paga.
O meglio, il problema è legato ai motivi per cui i morosi non pagano. Molti non si fidano di Luigi Di Maio, leader politico contestato anche pubblicamente. Altri invece non si fidano del sistema Casaleggio. Quasi tutti sono intenzionati o comunque disposti a lasciare il Movimento 5 Stelle. Con un contraccolpo inevitabile anche sulla maggioranza di governo.
Molti contestano i 300 euro al mese, cui si aggiungono i 2000 euro forfettari, da destinare a Rousseau. Allargando l’analisi prendendo in considerazione l’intero anno, alla società che gestisce la piattaforma vanno contributi per un milione di euro circa. Troppi secondo molti pentastellati.
La situazione per i probiviri non è semplice. Da una parte c’è la necessità di mandare un messaggio ai morosi per evitare che non essere in regola con i rimborsi diventi un’usanza ancora più diffusa. D’altro canto allontanare dal Movimento 5 Stelle il 15% dei parlamentari significherebbe assottigliare pericolosamente i numeri della maggioranza. L’idea è quella di muoversi in base alla gravità della situazione. Alcune deputati saranno allontanati dal Movimento 5 Stelle, altri riceveranno solo un richiamo più o meno duro.
Intanto il Movimento 5 Stelle deve fare i conti con un addio, quello di Santi Cappellani, anche lui in aperto contrasto con la nuova linea adottata dai vertici pentastellati.