Fine mese è tempo di erogazione del reddito di cittadinanza. Chi già lo percepisce dovrà attendere circa 10 giorni per vedersi accreditare la somma. Il pagamento, infatti, dovrebbe avvenire intorno al 27 novembre e questo riguarda chi deve percepire il secondo, il terzo e così fino all’ottavo accredito sulla carta.
Per chi invece ha presentato la domanda per la prima volta, quindi sta aspettando la prima ricarica della carta del Reddito di Cittadinanza, i tempi sono più lunghi. Entro il 15 dicembre saranno inviate le disposizioni di pagamento alle Poste le quali provvederanno a distribuire le card già caricate con l’importo spettante per il sussidio per la prima mensilità.
L’erogazione del Reddito di cittadinanza e della Pensione di cittadinanza per il 2020 è previsto solo se si aggiorna l’Isee alla scadenza del periodo di validità dell’indicatore. In caso contrario il Reddito di Cittadinanza verrà momentaneamente sospeso. Lo prevede il decreto 4/2019, poi convertito in legge 26/2019. La regola riguarda, in linea generale, tutti i percettori di sussidi economici che sono legati al rispetto di determinati requisiti economici.
In particolare, è l’articolo 5 del decreto a fissare l’obbligo di aggiornamento dell’Isee alla scadenza di validità.“I requisiti economici di accesso al Rdc si considerano posseduti per la durata dell’attestazione ISEE in vigore al momento della presentazione della domanda ferma restando la necessità di aggiornare l’ISEE alla scadenza del periodo di validità dell’indicatore”.
In pratica l’aggiornamento dell’Isee è necessario per dimostrare di essere ancora in una posizione economica di svantaggio tale da necessitare del sostegno economico.
Dal 2019 la validità del modello Isee è cambiata: sia quelle rilasciate nel mese di gennaio che ad agosto, sono infatti in scadenza il 31 dicembre del 2019 e quindi, la nuova Dsu ai fini di rinnovo Isee va presentata a partire dal 1° gennaio del 2020. Una volta aggiornato l’Isee, e accertato il mantenimento dei requisiti economici previsti dalla legge, si potrà godere del Reddito di cittadinanza fino alla scadenza naturale senza dover fare una nuova domanda.
Dal 1° gennaio 2020 debutterà poi la Dsu precompilata dall’Inps, che dovrebbe rendere più semplice la richiesta online del modello Isee.
Ne avranno accesso le famiglie che nel triennio 2016-2018 hanno presentato una Dsu ai fini Isee e, tra i dati precompilati dall’Inps, il contribuente potrà scegliere di inserire quelli relativi a:
- composizione del nucleo familiare;
- eventuale condizione di disabilità e non autosufficienza;
- abitazione del nucleo familiare;
- assegni periodici corrisposti al coniuge o ai figli;
- possesso di autoveicoli, navi, imbarcazioni.
Se quindi resteranno da autodichiarare i dati relativi al reddito e al patrimonio, la compilazione dell’Isee online verrà facilitata, consentendo anche a chi percepisce il Reddito o la Pensione di cittadinanza di evitare le sicure lunghe file presso Caf o direttamente all’Inps.„
Il reddito di cittadinanza, come noto, è una misura studiata come sussidio contro la povertà per le famiglie in difficoltà, eppure, tra le categorie sfavorite dalla misura ci sono proprio i nuclei familiari. Più ricco in termini di importo del Rei (Reddito di Inclusione), il reddito di cittadinanza ha suscitato da subito polemiche per alcune disparità.
In effetti, tra i possessori della Rdc card ci sono degli sfavoriti: nuclei con 5 e più componenti e i nuclei con figli minori che ricevano un aumento meno che proporzionale tanto che i singoli ricevano un contributo superiore della soglia di povertà, mentre le famiglie con 4 e più ricevono un importo sempre inferiore alla soglia di povertà. Ad evidenziare questo paradosso del reddito di cittadinanza sono i dati contenuti nel report 2019 della Caritas su Povertà ed esclusione sociale pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri.
Il Reddito di cittadinanza ha una platea di beneficiari potenziali di gran lunga superiore al Rei (e a oggi ne ha raggiunte più di 2 milioni), ma vi sono degli esclusi: sono gli 87.000 nuclei di stranieri extra Ue che sono stati tagliati fuori dal criterio della residenza 10 anni e i senza dimora, i restanti poveri assoluti che non rispettano i criteri di residenza e quelli che non rispettano quelli di reddito e patrimonio; non prevede un coordinamento unitario delle risposte territoriali che non è più in capo ai soli servizi sociali e scompagina il sistema di interventi, segmentandolo (con persone convocate dai Cpi o dai Servizi sociali); i progetti di accompagnamento con i Cpi e i servizi sociali non sono stati avviati contestualmente alla ricezione del beneficio economico, ma stanno partendo dopo alcuni mesi.
In Italia risultano in uno stato di povertà assoluta 1 milione 800mila famiglie (il 7% dei nuclei familiari) per un totale di oltre 5 milioni di individui (l’8,4% della popolazione). I dati appaiono pressoché stabili se confrontati con quelli del 2017 quando infatti l’incidenza si attestava al 6,9% per le famiglie e all’8,4% per gli individui.
Dal 2007 ad oggi il numero dei poveri ha registrato un incremento del 181% (+121% sulle famiglie). Nelle regioni di Sud e Isole l’incidenza della povertà assoluta sugli individui raggiunge rispettivamente l’11,1% e il 12,0% a fronte di valori molto più contenuti registrati nel Centro (6,6%) e nel Nord (6,8%).
Arianna Manzi