La domanda è semplice e la risposta lo è altrettanto: no, si può fare. Anzi si deve fare.
I terroristi si muovono con molta facilità dalle terre di Daesh all’ Unione Europea: vantandosi delle loro imprese, deridendo la nostra ingenuità. Hanno sfruttato i vantaggi della società aperta per raggiungere i loro scellerati scopi, pensati al chiuso dei loro covi. Le conseguenze si sono viste subito. Ciò che è avvenuto a Parigi un venerdì sera d’autunno, in Belgio ed a seguire Tunisi. Benvenuti, quindi, gli accordi di Bruxelles dei Ministri degli Interni, circa la condivisione della informazione sui passeggeri dei voli aerei. Del resto i Trattati europei prevedono la libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e delle persone. Non la libera circolazione dei terroristi.La decisione è avvenuta nonostante le perplessità del Parlamento Europeo. L’importante per gli stati membri dell’Ue , è andare avanti uniti, al di là delle differenze politiche ed ideologiche. I venditori di un rigurgitante fumo nazionalista vogliono invece farci credere che siamo più sicuri se ogni Paese pensa a sé. Vogliono convincerci che solo i confini di Stato vanno difesi. Ma in realtà è vero il contrario. Le drammatiche situazioni che si sono verificate nel 2015, la crisi dell’euro con il caso della Grecia, le migrazioni di massa, la doppia strage di Parigi, portano lo stesso marchio europeo. Nascono da problemi comuni e vanno risolti in modo comune. I terroristi nella loro folle lucidità sono pronti ad infiltrarsi in tutti quegli spazi la sciati liberi, grazie alle incomprensioni che tolleriamo, alle mancate soluzioni, agli accordi che non raggiungiamo, alle inevitabili sciatterie. E’ apparso subito evidente che gli attentatori del Bataclan hanno approfittato dalla mancanza di coordinamento tra i servizi di sicurezza francesi e quelli belgi. Con tutta tranquillità hanno viaggiato sui treni veloci, in auto, usato tutti i mezzi di comunicazione disponibile, nella più assoluta tranquillità. E’ giusto che l’Europa sia tollerante, pacifista, ma non può essere imbelle. Nessuno di noi potrà sentirsi offeso se gli sarà chiesto di mostrare la propria carta di identità o se i propri dati ed i propri itinerari saranno a disposizione delle forze di polizia per quasi cinque anni. E’ evidente che esiste un conflitto oggettivo tra libertà e sicurezza, e sarebbe meglio che non ci fosse. Ma un compromesso va trovato a tutti i costi. Ma non bisogna vergognarsi di volersi difendere. L’importante è farlo bene ed insieme, lo abbiamo imparato a nostre spese. Non deve accadere mai più.