Il riordino delle province non diventerà legge. L’arresto dell’iter del decreto legge è arrivato dal Senato.
La seduta serale della commissione Affari costituzionali, che unitamente al governo ha deciso di interrompere il procedimento a causa dell’impossibilità di approdare in aula domani pomeriggio come da calendario, è stata preceduta da una riunione ristretta con il presidente di commissione Carlo Vizzini, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi e il sottosegretario Antonio Malaschini.
“E’ stato fatto uno sforzo per trovare le condizioni complessive per approvare questo provvedimento atteso ma non è andato a buon fine", ha osservato Vizzini, mentre c’è chi ha obiettato che il decreto non poteva essere convertito a causa dei tanti emendamenti presentati dal centrodestra. "C’erano tutta una serie di situazioni che andavano messe a posto e i nostri emendamenti tendevano a metterle a posto, non erano gratuiti”, ha replicato il capogruppo Pdl della Commissione, Gabriele Boscetto, che d’accordo con il senatore della Lega Roberto Calderoli, ha sostenuto che non ci fosse più tempo a disposizione, da qui alla fine anticipata della legislatura, per convertire in legge il decreto.