Ha vinto l’Argentina, che ha dimostrato di essere più squadra mentre l’Italia, dopo un primo tempo e una prima parte di ripresa evanescente, ha reagito d’orgoglio ma non è riuscita ad evitare la sconfitta. Con le reti di Higuain e Benega, la Seleçion ha spadroneggiato per almeno tre quarti di gara per poi calare in lucidità nel finale, ma reggendo comunque agli assalti degli azzurri di Prandelli. La gara è stata vibrante sin dall’inizio, l’Argentina era insidiosa con le accelerazioni di Di Maria, le progressioni di Higuain, il quale ha sbloccato il risultato con un gran gol che ha giustiziato Buffon. Il neo bomber del Napoli ha mostrato una grande condizione, i suoi lampi hanno acceso la manovra della squadra di Sabella, ha davvero fatto reparto da solo supportato da un ispirato Di Maria, mentre Lamela non è parso brillante e propositivo, sicuramente dal talento della Roma ci si aspetta qualcosa di più. Nelle fila dell’Italia, Osvaldo è rimasto troppo isolato, chi ha provato a scuotere la squadra è stato più volte Candreva ma si è ritrovato a predicare nel deserto e le sue azioni perdevano subito di incisività. Dunque, la prima frazione è stata tutta di marca argentina, e sulla stessa falsariga è iniziata la ripresa con ancora Higuain protagonista. Il Pipita ha servito il neo entrato Banega che, con un fendente potente e preciso, ha freddato Buffon che poco poteva fare nell’occasione. Ingenua la difesa italiana che si è fatta cogliere in contropiede e le bocche da fuoco sudamericane non hanno perdonato. L’Italia è rimasta in panne per un bel po’, priva di iniziative, alla mercé di una Nazionale, come quella di Sabella, che ha mostrato ottime capacità di palleggio e grande intensità, le occasioni azzurre erano tutte velleitarie e spuntate. Poi, a venti minuti dalla fine, è emersa la generosità dell’Italia che ha partorito una traversa clamorosa di Diamanti su punizione. Poi al 76’ è arrivata la perla di Insigne che, con un destro a giro, ha accorciato le distanze e infiammato gli italiani presenti all’Olimpico. Nel convulso finale, ci sono stati dei tentativi da parte della Nazionale Italiana di pervenire al pareggio, ma la retroguardia argentina ha retto bene, con qualche affanno, ma ce l’ha fatta a non capitolare. Riassumendo un po’ il contenuto della partita, c’è da dire che, fino alla traversa di Diamanti, l’Italia è stata una assente ingiustificata, squadra spuntata e involuta, addirittura impotente di fronte all’organizzazione di gioco degli undici di Sabella. Poi, nell’ultima parte di match, c’è stato un calo vistoso da parte della Seleçion, che ha perso agonismo e imprevedibilità, facendo sì che la generosità italiana si trasformasse in un arrembaggio che, però, non ha regalato il pareggio. Sicuramente l’Argentina non ha rubato niente, anzi, è scesa in campo con personalità e autorevolezza, meritando di strappare il successo in terra capitolina, era un’amichevole e non è il caso di fare processi, sta di fatto che Prandelli deve trarre gli aspetti positivi e lavorare su quelli che non convincono.
Maurizio Longhi