La tassa sugli extraprofitti bancari sta attualmente creando tensioni all’interno del governo Meloni. Tuttavia, sembra che il governo stia dirigendosi verso un compromesso al fine di risolvere questa controversia entro la prima settimana di ottobre. Di conseguenza, è probabile che la tassa subisca delle modifiche. La maggioranza parlamentare ha raggiunto un accordo con il Ministero del Tesoro riguardo al decreto Asset, e il governo si appresta a presentare presto un emendamento in merito. In particolare, il partito Forza Italia ha insistito su una maggiore protezione per gli investimenti in titoli di Stato e per le banche di dimensioni minori.
“L’emendamento del governo al decreto Asset che va a migliorare la tassa sugli extraprofitti non cambia la sostanza. Infatti le banche potranno decidere o di pagare l’imposta del 40% dei maggiori profitti ottenuti in maniera passiva, per effetto dell’aumento dei tassi Bce, oppure di destinare l’intero ammontare di quegli extra profitti ad un’apposita riserva di bilancio”, precisa in una nora il senatore di Fratelli d’Italia, Nicola Calandrini, presidente della V Commissione Bilancio. “In questo secondo modo – prosegue Calandrini -, si patrimonializzano di più, potendo così utilizzare questi importi accantonati per concedere un numero maggiore di mutui a famiglie e imprese, sostenendo ancora una volta il Pil, l’occupazione e la crescita. La stima del gettito derivante da queste modifiche resta pressoche’ immutato. Una scelta coraggiosa quella del Governo ritenuta prioritaria in questo difficile contesto al fine di ripristinare una maggiore giustizia sociale”.
In luogo del versamento le banche potranno destinare “a una riserva non distribuibile un importo pari a due volte e mezza l’imposta”. Tale riserva viene computata “tra gli elementi del capitale primario di classe 1”, ovvero va a rafforzare il patrimonio delle banche e la capitalizzazione. Inoltre, il tetto massimo dell’imposta straordinaria sugli extra profitti delle banche sale da 0,1% a 0,26% “dell’importo complessivo dell’esposizione al rischio su base individuale“, (non più il totale dell’attivo, una precisazione che quindi esclude i titoli di Stato). L’imposta si calcola “applicando un’aliquota del 40% sull’ammontare del margine di interessi” dell’esercizio 2023 “che eccede per almeno il 10% il medesimo margine” dell’esercizio 2021. La versione precedente veniva calcolata in modo differente sul bilancio 2022 (eccedenza del 5%) e su quello 2023 (eccedenza del 10%). Ed ancora, la destinazione del gettito della tassa sugli extraprofitti delle banche si allarga. Oltre che a ridurre la pressione fiscale di famiglie e imprese, andrà anche a rifinanziare il fondo di garanzia costituito presso il Mediocredito Centrale che assicura i prestiti delle banche a favore delle piccole e medie imprese.
Nella maggioranza è Forza Italia a rivendicare il merito dei miglioramenti. “Forza Italia è soddisfatta per l’emendamento del governo, che modifica il testo originario sugli extraprofitti delle banche, accogliendo la sostanza delle nostre indicazioni ed è per questo motivo che ritireremo gli emendamenti presentati – ha detto il vicepremier e segretario nazionale di Fi, Antonio Tajani – Abbiamo dato così segnali chiari e rassicuranti ai risparmiatori, agli investitori e al sistema finanziario”. “Molto importante – ha sottolineato Tajani in una nota – soprattutto la esclusione della tassa nel caso in cui le banche decidessero di capitalizzare e non versare la tassazione. Ciò rafforza la solidità patrimoniale delle nostre banche che è il presupposto per favorire l’erogazione del credito a famiglie e imprese e al tempo stesso, così, si rafforza la credibilità internazionale del sistema bancario italiano sui mercati esteri”.
Identico chiarimento arriva dal deputato di Fratelli d’Italia Francesco Filini. “Non c’è nessun passo indietro sulla norma degli extraprofitti inserita nel decreto asset, l’emendamento del governo non fa che ribadire un principio sacrosanto: i proventi generati grazie ai rialzi di interesse della BCE non possono essere oggetto di speculazione, o la banca utilizza tutti gli extraprofitti per concedere prestiti a famiglie e piccole e medie imprese, oppure dovrà versare allo Stato il 40%. Non c’è nessun passo indietro dunque, ma la semplice volontà di introdurre un po’ di sana giustizia sociale perché è profondamente ingiusto lucrare sull’aumento dei tassi della Bce che stanno mettendo a dura prova famiglie e imprese”.