“Io non metto in piede in Russia da 4 anni, mi sembra di essere stato chiaro: condanno la Russia? Sì. Le sanzioni stanno funzionando? No”. Così Matteo Salvini a Fuori dal coro su Rete4, prosegue nella sua opera di distinzione rispetto alla fedeltà Atlantica di Giorgia Meloni nella campagna elettorale per le Elezioni Politiche del prossimo 25 settembre.
Il leader leghista aveva già reso plastico il proprio dissenso su sanzioni alla Russia e scostamento di bilancio al Forum Ambrosetti di Cernobbio, dove aveva parlato proprio fianco a fianco ad una imbarazzata Meloni. Tanto che il dubbio è che, al di là del posizionamento ‘di bandiera’ su posizioni sovraniste, sullo sfondo ci sia ancora quel rapporto mai smentito fra la Lega e il partito Russia Unita di Putin, una collaborazione politica ed economica messa nero su bianco a suo tempo.
Le accuse dagli Usa
A rimarcare gli interessi politici, personali e probabilmente anche economici fra Salvini e Putin arriva anche una autorevole voce americana. Quella di un’alta Funzionaria della Casa Bianca non già dell’attuale amministrazione Biden, bensì di quella passata di Donald Trump. Si tratta di Julia Friedlander, già analista della Cia. Era stata consigliere per l’Europa nell’Office of Terrorism and Financial Intelligence del dipartimento al Tesoro, e dal 2017 al 2019 Director for European Union, Southern Europe, and Economic Affairs al Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Oggi è il ceo di Atlantik-Brücke, associazione non-profit al servizio dell’amicizia tra Germania e Usa.
Intervistata da Paolo Mastrolilli per La Repubblica, Friedlander ha posto l’accento sui probabili rapporti politici fra Salvini e Mosca ma anche su quelli strettamente personali. “Ci sono due categorie – ha detto l’analista – quelli che vedono un beneficio per il loro Paese mantenendo buone relazioni con Mosca, e quelli che invece lo fanno per guadagni politici personali. Cioè sono pronti a dare alla Russia, in cambio di quello che è quasi certamente un supporto finanziario. Qui si va a Salvini, Orbán e altri. Penso che Matteo Salvini abbia un interesse politico personale nel suo rapporto con la Russia. Assolutamente. Ci sono connessioni ideologiche, ma anche obiettivi economici”.
Il ‘caso Cernobbio’
Alla domanda sul perché Salvini abbia scelto di esporsi contro le sanzioni additittura con l’utilizzo di slides davanti alla platea di Cernobbio, Friedlander è stata molto chiara: “Può darsi l’avesse concordata coi russi. Oppure voleva dire: ci ho provato. Mostrare che cerca di opporsi alle sanzioni, ma tutti gli fanno pressione, e deve cedere perché l’intera Ue lo stringe, e l’Italia ha bisogno dei soldi di Bruxelles. Serve ad avere una scusa, almeno ha baciato l’anello”.
Difficile ricostruire i canali di collegamento
Il problema sta tutto nella difficoltà, se non nell’impossibilità, di ricostrure i canali di collaborazione. “Usano le shelf company, compagnie inattive che offrono donazioni alle campagne politiche, o lobbisti informali che spingono certi contratti, che riflettono gli interessi russi. Quindi è difficile provare che il Cremlino abbia staccato un assegno per Marine Le Pen, ma è interessante studiare connessioni e intermediari. Così sembra che ricevi una donazione da un Paese europeo, una corporation italiana che dà soldi, ma non è davvero italiana. Può essere un’azienda italiana, ma registrata da qualche parte in Europa. Ciò rende difficile capire che è il beneficiante e il beneficiato. Sono donazioni anonime o semi-anonime, non necessariamente perché sentono che il candidato non vuole si sappia da dove vengono i soldi, ma perché complicano il lavoro delle autorità per tracciarle”.
“Ho letto i rapporti del caso Savoini – prosegue – forse parlavano di un side deal, un accordo sottobanco in cui usavano l’industria energetica come mezzo per riciclare soldi per la Lega, o Salvini stesso, ad esempio con falsi contratti. È un modo molto comune di riciclare i soldi, si chiama ‘trade based money laundering’. Usi quello che sembra un contratto legittimo, con i soldi per i finanziamenti attaccati ad ogni tipo di attività economiche”.
I rischi per la Meloni
Come già accennato, l’ambiguità di Salvini sul tema è un problema anche e soprattutto per Giorgia Meloni, ansiosa di mostrarsi affidabile ai consessi Atlantici ed europei. Le distanze con Salvini rischiano di ripercuotersi sul prossimo eventuale governo di centrodestra, in cui la leader di Fratelli d’Italia non potrà dare troppo spazio al sovranismo leghista ma nemeno affossarlo, se non vuole rischiare di perderne l’appoggio. Come fa notare Pierferdinando Casini, “Ogni volta che Salvini dice una cosa, il giorno dopo il Cremlino interviene per avallare. Il gioco è così grave che la Meloni non sa come districarsi perché il rischio vero non è solo per l’Italia ma anche per lei, che sia la vittima designata”.