Roberto D’Agostino: ‘Giorgia Meloni per piacermi dovrebbe essere Andreotti’

Roberto D’Agostino, in una lunga intervista a The Post Internazionale, attacca fortemente il governo Meloni. Questo non è di certo una novità visto che il giornalista fondatore del sito Dagospia è sempre ferocemente contro l’esecutivo di centrodestra.

Sollecitato dal giornalista Giulio Gambino, D’Agostino spiega perché a lui il governo Meloni non piace proprio. E parte dai tempi di Berlusconi: “Una volta quando era presidente del Consiglio, gli chiesi del capo dei Servizi Segreti. Lui neanche si ricordava il nome. Disse: ‘L’unica carica di cui mi interesso è quella del comandante della Guardia di Finanza. Il motivo lo possiamo immaginare no?’.

Oggi, invece, per D’Agostino il problema è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari: “Lui ha un’idea muscolare del potere, una idea che a Roma è impossibile da attuare”. E perché? Secondo D’Agostino, che cita Giulio Andreotti come modello: “Il nemico non si combatte, lo si seduce o lo si compra”. A Roma l’idea di un uomo solo al comando non regge se non ha rapporti con il mondo degli apparati, sei destinato alla sconfitta. Ti sei mai chiesto – prosegue il padre di Dagospia – perché a Roma ci sono oltre venti circoli nautici, sono tutti canottieri?”. La spiegazione è presto detta: “Ogni circolo è una loggia. Il Circolo della caccia è quello degli aristocratici, il Circolo degli Scacchi è quello della borghesia. Sono logge in cui c’è una sorta di stanza di compensazione: tu hai bisogno di me, io avrò bisogno di te”.

Insomma, la colpa del governo Meloni, in particolare di Giambattista Fazzolari, secondo D’Agostino è di non essere al centro di queste dinamiche di potere: nessun aggancio con il deep state e gli apparati (tradotti in italiano: poteri forti) né tantomeno scambi di favore con le “logge” che usano criteri para-massonici o, per dirla con il termine coniato da Fulvio Abbate, non usano criteri dell’amichettismo. Viva la franchezza di Roberto D’Agostino, che nell’intervista si definisce “stronzo”, ma “libero. Come quando evidenzia con un messaggio che suona come un inquietante avvertimento: “Il problema è che se tu ti metti contro un potere, anziché allearti con esso, si crea una situazione per cui tu sarai anche al volante della macchina del potere ma il motore è nelle manine degli apparati. E se loro mettono l’acqua nel motore questo si ingolfa”.

Detto ciò, D’Agostino aggiunge pure che “nessun governo nell’Italia repubblicana ha mai avuto un consenso pari al loro anche in termini mediatici”. Eppure, dice il 76enne giornalista romano, “i fratellini d’Italia continuano a fare le vittime di persecuzioni quasi fossero sotto assedio, vedi anche le continue polemiche contro le toghe rosse”.

In questo punto D’Agostino si perde per strada, visto che da una parte riconosce che il governo si è messo contro gli “apparati” e il “deep state”, dall’altra sostiene che fanno male a vedere persecuzioni e a sentirsi “sotto assedio”.

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