Roma: 24 anni di carcere per Angelo Stazzi

La III Corte d’ Assise di Roma ha condannato Angelo Stazzi a 24 anni di reclusione, per la morte di Maria Teresa Dell’Unto, avvenuta il 29 marzo 2001. L’uomo, un infermiere di 66 anni, è conosciuto come l’ “angelo della morte”, in quanto accusato di essere il responsabile del decesso di sette anziani ricoverati presso la casa di riposo Villa Alex, di Sant’Angelo Romano, dove all’epoca lavorava come infermiere. Per questi omicidi Stazzi è stato arrestato il 28 novembre scorso.

Oggi i giudici hanno parzialmente accolto la richiesta del pm di Tivoli Gabriela Fazzi che al termine della requisitoria aveva sollecitato una pena a trenta anni di carcere. La Corte, presieduta da Evelina Canale, ha anche disposto che l’imputato risarcisca il marito e i tre figli della Dell’Unto, costituitisi in giudizio con l’assistenza dell’avvocato Massimo Lauro, stabilendo che sia il giudice civile a quantificare l’entità di tale risarcimento.

Stazzi, che nel giudizio è stato assistito dagli avvocati Cristiano Conte e Cristiano Pazienti, dovrà versare una provvisionale immediatamente esecutiva pari a ventimila euro per ciascuna parte civile. Il collegio ha infine dichiarata prescritta l’accusa di occultamento di cadavere. “Una sentenza giusta – ha commentato l’avvocato Lauro – A nostro parere l’imputato non ha avuto le attenuanti generiche perché probabilmente la Corte ha valutato rilevante la circostanza che abbia depistato gli investigatori per nove anni”.

Il delitto avvenne al termine di una lite tra i due per questioni economiche. La donna, infermiera anche lei, aveva prestato in diverse occasioni soldi a Stazzi, un amico di vecchia data con il quale forse era legata anche da un rapporto sentimentale. L’uomo negli anni l’aveva completamente soggiogata, in un rapporto fatto di richieste continue di denaro e prestiti. La donna aveva deciso di dire basta, ma la situazione è drammaticamente precipitata e Stazzi, forse al culmine di una furibonda lite, l’ha uccisa. L’infermiere era già stato individuato e sospettato nella prima fase delle indagini, all’indomani del delitto, ma gli elementi a suo carico furono ritenuti dal gip “equivoci” e perciò non sufficienti per procedere con l’arresto. Dopo l’archiviazione del caso nel 2005, le indagini furono riaperte nel 2008 trovando ulteriori indizi di colpevolezza.

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