Fiato sospeso nella Capitale per l’eventuale razionamento dell’acqua. Ieri il Tribunale delle Acque ha respinto il ricorso presentato dall’Acea contro l’ordinanza della Regione Lazio che vieta i prelievi dal Lago di Bracciano a partire dalla mezzanotte di stasera.
L’ipotesi del razionamento, da ieri, è quindi più concreta. Acea aveva impugnato il provvedimento prospettando l’impossibilità di effettuare l’inevitabile turnazione nell’erogazione dell’acqua, ma il Tribunale replica che questa misura appare una conseguenza non imposta in via esclusiva dall’ordinanza. Secondo il Tribunale, dovrà essere la società che gestisce il servizio a trovare soluzioni alternative.
A 12 ore dallo stop imposto dalla Regione Lazio ai prelievi dal lago di Bracciano, lo spettro dell’acqua razionata incombe ancora sulla Capitale. E mentre la corsa contro il tempo per evitare la chiusura dei rubinetti va avanti, tra le ipotesi in campo resta quella della turnazione che coinvolgerebbe 1 milione e mezzo di romani articolata in 8 ore di stop alternato in tre fasce orarie per aree.
Ad annunciare la possibilità di questa misura, seppur senza dettagli, era stata la stessa Acea a poche ore dall’ordinanza su Bracciano della Regione Lazio: ‘La drastica riduzione dell’afflusso di acqua alla rete idrica ci costringerà a mettere in atto una rigida turnazione nella fornitura che riguarderà circa 1.500.000 romani’. Sempre la multiutility ha spiegato così la stima di coloro che potrebbero essere raggiunti dal provvedimento nei prossimi giorni: l’acqua captata dal lago di Bracciano, circa l’8% del totale, serve a coprire il fabbisogno di circa 400mila persone che, in sua assenza, resterebbero a secco per 24 ore. Per evitarlo, ecco l’idea di ridurre i disagi ‘spalmandoli’.
Se il razionamento per ora è ancora uno spettro che sia il governo, sia il Comune vorrebbe scongiurare, di certo e realmente ‘in progress’ c’è il piano di chiusura temporanea delle fontanelle pubbliche della città elaborato dalla società come una delle misure per far fronte alla crisi idrica. Fino ad ora sono stati chiusi oltre duecento nasoni e si andrà avanti, forse intensificando il ritmo ma senza però arrivare a chiuderli tutti.
Nell’hinterland della Capitale la misura dell’acqua razionata è già una realtà che interessa più di venti comuni in diversa maniera: tutti i giorni o un giorno sì e uno no; ad aree alternate o in singole strade. Nel muro contro muro di questi giorni tra Acea e Regione è riemerso anche il nodo infrastrutture. Tolto il lago di Bracciano, secondo la società l’unica fonte dalla quale è possibile prelevare più acqua è il Peschiera ma l’acquedotto, realizzato oltre 80 anni fa, non può captare più di 9.100 litri al secondo. Da qui l’ormai improrogabile necessità di investire in nuove infrastrutture.
Si sperava in un intervento dall’alto, ma fonti del governo fanno sapere che oggi in Consiglio dei ministri non ci sarà alcun decreto per le 10 regioni colpite dalla siccità né sarà dichiarato lo stato di emergenza.
Intanto si mobilitano i movimenti: un sit-in della Coalizione civica per l’acqua bene comune, che raccoglie reti e associazioni, é annunciato per lunedì davanti alla sede Acea.
Roma, la città degli antichi acquedotti, scrive il New York Times, ha di fronte a sé il razionamento idrico.