Ieri mattina a Roma, in via Salaria, nei pressi dell’ingresso dell’ambasciata d’Egitto, è stato affisso un nuovo poster della street artist Laika.
L’opera, intitolata “Don’t visit Egypt“, è una rivisitazione di un vecchio poster egiziano che promuove il turismo: sullo sfondo si scorge l’ombra di un militare che picchia una persona. In alto, viene riportata la scritta “45 days special offer“, un chiaro riferimento al caso di Patrick Zaki, imprigionato nelle carceri egiziane da febbraio 2020 e ancora in attesa di processo, che gli viene rinviato ogni 45 giorni, di fatto condannandolo ad una pena mai comminata da nessun giudice.
“Oggi Patrick compie 30 anni. L’ultimo anno e mezzo lo ha passato da detenuto, scontando una pena inumana, in un’agonia scadenzata dalle udienze che ogni 45 giorni posticipano l’inizio del processo. Ricordiamo che Zaki è accusato di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie e propaganda per il terrorismo. Tutto questo solo per aver scritto alcuni post su Facebook.
È inaccettabile che venga tollerata una tale situazione, che l’Italia, dopo l’omicidio di Giulio Regeni, con tutto ciò che sta succedendo a Patrick e sapendo delle continue violazioni dei diritti umani che avvengono in Egitto, continui ad avere relazioni politiche ed economiche con questo Stato.
Il mio invito provocatorio è dunque (se dovessero allentare le restrizioni) di non andare in vacanza in Egitto, per non essere, almeno noi, semplici cittadini, complici di quel regime“, ha dichiarato Laika. |
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