E’ partito senza autorizzazione, questa mattina, a Roma, un corteo di alcuni studenti, che hanno cominciato a muoversi dalla stazione Triburtina. Le forze dell’ordine, tuttavia, hanno caricato i ragazzi, che avevano prima bloccato dei bus. Dopo avere forzato il cordone delle forze dell’ordine sono stati caricati. In un primo momento, secondo quanto riferito dai responsabili della manifestazione studentesca, era stato autorizzato un corteo fino all’Università La Sapienza, e dunque lontano dal centro dove il Campidoglio ha proibito i cortei. Quando gruppi di studenti hanno preso una direzione diversa, cordoni delle forze dell’ordine hanno sbarrato il passo al corteo. Al tentativo di forzare il blocco è partita la carica. Gli studenti ora si trovano concentrati davanti alla Stazione Tiburtina, sotto il ponte della Tangenziale.
Alcuni manifestanti hanno poi tentato di occupare il cantiere della stazione Tiburtina e sono stati allontanati con altre cariche. Nell’agitazione un agente è caduto in terra.
Molti giovani denunciano di essere stati ”identificati senza un motivo” e poi raccontano di “scene di blindati davanti ai licei del centro di Roma”. A denunciarlo in una nota sono gli studenti Autorganizzati. “Nonostante la presenza di mezzi delle forze dell’ordine, gli studenti e le studentesse del Virgilio, in diverse centinaia, si sono mosse in corteo spontaneo nel pieno centro della città e del I municipio, violando qualsiasi divieto – spiegano nella nota – in altri licei stessa scena: tre camionette al Mamiani,e due camionette al Tasso e l’identificazione di chi non andava a scuola”. “Al momento, oltre mille studenti sono bloccati dalle forze dell’ordine alla Stazione Tiburtina, in una situazione di crescente tensione anche dopo che i primi manifestanti giunti sul posto sono stati identificati dalle forze dell’ordine”, concludono gli studenti.
I primi a partire stamani, direzione stazione Tiburtina, sono stati gli studenti del Virgilio che hanno occupato per alcuni minuti corso Vittorio Emanuele. Annunciati dai Collettivi delle scuole superiori blocco del traffico, occupazioni e ‘assedio’ a un ministero. La Questura ieri aveva ribadito che “scendere in piazza senza preavviso potrebbe esporre a responsabilità penali, civili ed amministrative”.
Al grido di “Voi non avete fermato il vento”, citazione di Fabrizio De Andrè, gli studenti tornano dunque in piazza a Roma e poi domani 4 nelle altre città d’Italia. E’ quanto ricorda la Rete della Conoscenza, spiegando che “dopo il 7 ottobre, in cui 150.000 studenti si sono mobilitati nel paese, e il 15 ottobre a Roma, con mezzo milione di persone in piazza di cui 50 000 studenti, le questioni che il movimento studentesco pone al governo non sono ne esaurite ne risolte”. “I giochi di potere vogliono far scivolare il dibattito dai temi e dai problemi reali del paese alla spirale violenza/repressione”, spiega la nota.
“Non possiamo accettare le parole del sindaco Alemanno il quale vuole ridurre il movimento a un problema di ordine pubblico, con le sue dichiarazioni antidemocratiche – dichiara Andrea Capalti dell’UdS Roma – Non accettiamo i suoi divieti e per questo nella giornata di domani ci mobiliteremo partendo dalle nostre scuole facendoci sentire da tutta la città”.
Nel resto paese mobilitazioni previste per il 4 novembre in 20 città. Da Bari a Torino, da Palermo a Milano, da Napoli a Genova gli studenti studenti torneranno ad invadere le strade della città. “Vogliamo riprendere il filo delle lotte partite sin dal primo giorno di scuola – dichiara Mariano di Palma, coordinatore nazionale UdS – stanno partendo accampate nelle piazze del paese, le scuole stanno cominciando occupazioni ed autogestioni, tra gli studenti c’è voglia di cambiamento nelle proprie scuole, nel paese e nell’intero pianeta. Il 3 a Roma e il 4 in tutto il paese dimostreremo che non ci siamo fermati e rilanceremo la data di mobilitazione internazionale del 17 Novembre, ripresa anche dagli occupanti di Wall Street e in tanti altri paesi, grazie ad un appello che abbiamo tradotto in più lingue.”
“Mentre in Grecia – conclude Claudio Riccio portavoce nazionale della Rete della Conoscenza – qualcuno si rende conto che magari è il caso di sottoporre le scelte economiche ad una consultazione referendaria, in Italia Berlusconi pur di salvare la poltrona promette alla BCE di massacrare lo stato sociale ed alzare le tasse nelle università con il benestare di tutta la politica italiana. Non rimarremo a guardare”.