4 arresti per truffa all’Inps e Ministero della Giustizia, indagato anche senatore Di Biagio

Associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in atto pubblico e riciclaggio, questi sono i reati contestai a 4 persone tra avvocati, collaboratori degli istituti legali e funzionari dell’Ente nazionale assistenza sociale. Coinvolto nella vicenda anche il senatore Aldo Di Biagio di Scelta Civica per l’Italia, nei suoi confronti si ipotizza il reato di associazione per delinquere. A finire in carcere sono stati Nicola Staniscia e Gina Tralicci coniugati ed entrambi avvocati, la funzionaria dell’Enas, Ente nazionale assistenza sociale, Adriana Mezzoli e agli arresti domiciliari Barbara Conti, collaboratrice dei due avvocati.

Secondo quanto è emerso dall’indagine, le persone finite in carcere avrebbero presentato ricorsi contro l’Inps a nome di soggetti ignari o che addirittura erano deceduti all’estero per avere la liquidazione di contributi o di rimborsi conseguenti a cause da loro fatte. La truffa ha riguardato anche il ministero della Giustizia contro il quale gli avvocati in questione presentavano ricorsi allo scopo di ottenere così come prevede la cosiddetta legge Pinto i rimborsi conseguenti alle lungaggini dei procedimenti processuali da loro messi in atto. Effettuate anche diverse perquisizioni con sequestro di beni immobili riconducibili agli avvocati Staniscia e Tralicci. Identificati inoltre, conti esteri aperti nell’arco di cinque anni in banche straniere per un importo complessivo di due milioni e mezzo di euro.

In margine alla vicenda principale e attraverso intercettazioni telefoniche gli investigatori hanno anche accertato l’esistenza di un risvolto che ha coinvolto anche un docente universitario Paolo Garau. Il gip Paola Della Monica gli ha contestato il reato di falso ideologico. E questo in relazione al fatto che il docente, in ruolo alla Sapienza, avrebbe falsamente attestato che il figlio di Staniscia aveva superato con il voto di 30 un esame mentre in realtà il ragazzo sapeva già quali domande gli sarebbero state fatte. Nel corso degli accertamenti, come si è detto, sono state fatte diverse perquisizioni e sono stati messi i sigilli a beni immobili di pregio siti a Cortina d’Ampezzo e a Roma acquistati con il danaro ricavato dalle cause finite sotto la lente del magistrato. Consistenti provviste finanziarie sono state poi trovate oltre che in Svizzera in Lussemburgo, Gran Bretagna e Panama.

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