Il 21 marzo 2011 uccise ‘quasi senza un perché’, con alcune coltellate al collo, al torace e alla gola, un vicino di casa che gli doveva 10 euro. Nel novembre successivo, per questa storia, consumatasi in una strada del quartiere Vigne Nuove a Roma, Ubaldo Vespa, venne condannato all’ergastolo dal gup Antonella Capri. Oggi la corte d’assise d’appello ha respinto alcune richieste della difesa e ridotto la pena a 15 anni e 5 mesi di reclusione. I familiari di Emiliano Cappetta che venne ammazzato “da una azione criminale e brutale”, come ha spiegato l’avvocato di parte civile, Fabrizio Consiglio, non hanno compreso i motivi del forte sconto della condanna. “È difficile per loro comprendere, ha continuato il penalista, la perdita di un figlio non può avere alcuna giustificazione”. In favore dei genitori e della sorella di Emiliano i giudici hanno confermato la provvisionale immediatamente esecutiva pari a complessivi 250mila euro. Alla corte, Vespa si è detto pentito di quanto ha fatto: “Non posso spiegarmi che è successo”. Il difensore aveva chiesto per lui la detenzione domiciliare, ma l’istanza non è stata accolta. Al momento dell’arresto, Vespa spiegò agli agenti di averlo aggredito perché Cappetta lo aveva preso a pugni. Questa versione ha provato a ripeterla in aula. Emiliano aveva 38 anni quando venne ucciso. Portatore di handicap “era l’amico di tutto il quartiere”, ha ricordato l’avvocato Consiglio.
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