La Romania assume domani la presidenza di turno dell’Unione europea per la prima volta da quando nel 2007 è entrata a far parte dell’Ue, in un clima di tensioni con Bruxelles, confermato dalle parole del presidente della Commissione europea, che due giorni fa ha messo in dubbio le capacità di Bucarest. Se il Paese est-europeo è “tecnicamente ben preparato” per dirigere l’Ue, ha detto Jean-Claude Juncker, “il governo di Bucarest non ha ancora del tutto compreso cosa significhi presiedere i Paesi dell’Ue”. E i prossimi sei mesi saranno densi di eventi, difficili da gestire per l’intero blocco, stretto tra l’aumento delle pressioni dei governi populisti e il difficile divorzio dalla Gran Bretagna. Bucarest dovrà vedersela con eventi cruciali nei sei mesi di presidenza: oltre alla Brexit, ci saranno anche le elezioni europee a maggio, con la spada di Damocle dei movimenti sovranisti ed euroscettici, e la lotta sul futuro bilancio europeo. Ma a complicare la già intricata situazione sono i contrasti tra la Romania, da sempre Paese filo-Ue, e Bruxelles sulla lotta alla corruzione, tallone d’achille del Paese est-europeo. Il governo socialdemocratico romeno ha da qualche tempo iniziato a usare una retorica che somiglia a quella delle vicine Polonia e Ungheria. I tre Paesi sono tutti ai ferri corti con Bruxelles per le controverse riforme che possono minare, secondo le autorità europee, lo stato di diritto. Il capo del partito socialdemocratico Liviu Dragnea, uomo forte della Romania, ha definito il comportamento dell’Ue poco “corretto” e ha accusato Bruxelles di voler vietare a Bucarest “il diritto ad avere le sue opinioni”.
Una delle ragioni del raffreddamento delle relazioni tra Bucarest e l’Ue è, infatti, la riforma del sistema giudiziario in programma in Romania che, secondo il governo romeno, dovrebbe tenere sotto controllo “gli abusi” da parte dei giudici e dei magistrati. La Commissione europea è di tutt’altro avviso e ha chiesto che la riforma venga ritirata perché danneggerebbe la lotta alla corruzione, in un Paese dove il fenomeno delle tangenti è tra i più diffusi dell’Ue. Tra le misure controverse anche una sorta di amnistia per sospendere le condanne a politici come Dragnea, accusato di frode elettorale. Ma da Bucarest non c’è alcun segnale che la riforma verrà messa in stand-by durante la presidenza Ue. Per l’Ue l’approvazione del decreto di amnistia sarebbe il superamento di una “linea rossa”. Altro problema di Bucarest nella gestione del semestre sarà quello di avere un’unica voce all’esterno. La battaglia aperta tra la premier Viorica Dancila, terzo capo di governo dalle elezioni del dicembre 2016, e il presidente di centro-destra Klaus Iohannis, apertamente pro-Ue e molto critico con l’esecutivo e che rappresenterà la Romania in Consiglio europeo, non renderanno facile la coabitazione.