Dopo un lungo tour che ha portato il loro talento in Italia e all’estero, Stivalaccio Teatro arriva a Roma, alla Sala Umberto, con l’ultima replica del loro “Romeo e Giulietta. L’amore è saltimbanco.” La commedia è stata presentata in due serate speciali, il 29 e il 30 ottobre alle 20:30, offrendo agli spettatori romani una raffinata e coinvolgente riscrittura del celebre dramma shakespeariano.
La scenografia è essenziale ma efficace: un piccolo palco di legno, 3 metri per 3, alto 40 cm, con una struttura posteriore di circa 3 metri per coprire i fuori scena. Con l’assenza di effetti audio preregistrati, di tecnici del suono o di microfoni, l’impianto luci rimane semplice e funzionale, mantenendo l’attenzione focalizzata sugli attori e sui loro dialoghi vivaci. La compagnia sceglie di suonare dal vivo due strumenti presenti in scena, una fisarmonica e un ukulele. Marco Zoppello, oltre a recitare, suona la fisarmonica in alcune brevi occasioni, mentre Michele Mori si accompagna all’ukulele. Anna De Franceschi, dotata di una notevole voce, dà il via allo spettacolo con una canzone che coinvolge tutti e tre gli attori, prima che questi alternino brevi interventi musicali d’accompagnamento in altre scene.
Il vero cuore dello spettacolo è l’incontro tra la tradizione della Commedia dell’Arte e l’umorismo scanzonato. La storia è un gioco di metateatro: due saltimbanchi squattrinati si ritrovano costretti a mettere in scena Romeo e Giulietta per il regnante Enrico III, re di Francia, in visita alla città, supportati da una cortigiana veneta sboccata e senza scrupoli, che accetta il ruolo di Giulietta. Gli attori Marco, Anna e Michele portano in vita i personaggi con abiti medievali che non cambiano mai durante l’atto unico, ma si servono di maschere e accessori per differenziare i ruoli. Un momento particolarmente divertente è dato dall’interpretazione della damigella di Giulietta: Anna De Franceschi utilizza la gonna per trasformarla in soggolo, lasciando il retro della scena in mutande e strappando risate al pubblico, grazie anche alla sua presenza scenica vivace e al suo carattere.
Oltre a costumi e maschere, i dialetti aggiungono autenticità e colore: Zoppello recita per lo più in dialetto veneto (essendo vicentino), Mori alterna il toscano e un irresistibile napoletano per il frate che cerca di unire Romeo e Giulietta in matrimonio, mentre De Franceschi parla in veneto ma assume un tono emiliano per la damigella. Questa pluralità linguistica contribuisce a rendere più vivace la performance, sottolineando il carattere popolare e irriverente dello spettacolo.
L’interazione con il pubblico è parte integrante della messinscena, con gli attori che scendono spesso in platea, coinvolgendo gli spettatori in momenti di improvvisazione. Memorabile la scena del balcone in cui, a sorpresa, un ignaro spettatore è stato trascinato sul palco per recitare la famosa battuta “Perché sei tu Romeo?” nei panni del protagonista, mentre gli attori lo accompagnavano con scherzi e risate. Altre volte, il pubblico veniva invitato a partecipare direttamente alla narrazione, abbattendo la quarta parete e rendendo la platea parte attiva dello spettacolo.
La sceneggiatura è articolata in cinque atti, scanditi dagli annunci degli attori stessi e senza intervalli, che mantengono un ritmo costante e frizzante, tipico della Commedia dell’Arte. La storia narrata si ispira a una vera compagnia teatrale del Cinquecento, la Compagnia dello Stivale, omaggiata nel nome della compagnia moderna, Stivalaccio Teatro, che rivisita con ironia il mondo di allora. La compagnia porta avanti, oltre a Romeo e Giulietta, altre due opere celebri – Don Chisciotte e Il Malato Immaginario – e sembra voler rievocare la tradizione di quel teatro itinerante del passato.
Stivalaccio Teatro, già insignita del Premio dell’Associazione Nazionale Critici e protagonista di una giornata celebrativa alla Sorbona di Parigi lo scorso marzo, è riconosciuta come una delle compagnie italiane più influenti nel rinnovamento della Commedia dell’Arte. La tournée romana alla Sala Umberto è solo una tappa di una programmazione che prevede oltre 120 repliche tra novembre e aprile. Il calendario includerà spettacoli di grande richiamo, tra cui “Arlecchino muto per spavento” al Teatro Sociale di Brescia e “Buffoni all’inferno” al Goldoni di Venezia durante il Carnevale.
Per il pubblico romano, questa replica rappresenta un’occasione unica per vedere all’opera una compagnia che ha saputo mantenere vivo lo spirito della Commedia dell’Arte, portandola con successo nelle principali città italiane e rendendola attuale, accessibile e amata anche dalle nuove generazioni.
Barbara Lalle