Romeo: “Renzi? Non li voleva, ma quei 60mila euro non me li ha mai restituiti”

‘Uno sguardo ’favorevole” per il quale sono stato mal ripagato’. Alfredo Romeo, in un’intervista all’Adnkronos, parla del “favore” con il quale negli anni scorsi ha guardato al progetto politico di Matteo Renzi, contribuendo anche con un finanziamento alla Fondazione Big Bang.

Secondo Romeo “i 60mila euro, ufficiali e dichiarati, alla sua fondazione sono stati la leva per tacciarmi di fedelissimo renziano, ma lo stesso Renzi, a Report nel 2013, dichiarò che se avesse saputo che quei soldi provenivano da me, avrebbe detto di non accettarli. Potrei aggiungere che non sono stati restituiti, ma si sa: pecunia non olet. Certo che è strano che un renziano-renzianissimo come me, poi dovesse inseguire il papà del premier come qualche magistrato continua a suggerire, cercando ancora una volta di gettare ombre su Matteo Renzi e sulla sua presunta leadership nel campo della sinistra riformista. Si vede che qualcuno ha paura di quello che dice, che fa e che può fare”.

Romeo sostiene che “per gettare quelle ombre usano sistematicamente il mio nome. Si vedano i giornali di Travaglio e Belpietro in particolare: si potrà verificare, infatti, che c’è stata una recrudescenza di articoli su di me e sui miei presunti incroci con il papà di Renzi a cavallo della scelta di fare una scissione nel Pd. Il Fatto, la Verità, sparano su di me che sono la Croce Rossa, per sparare ‘missili stampa-Renzi’, contro un uomo che con abilità tutta politica è ritornato al centro della scena e potrà determinare infinite azioni future del governo, e non solo”. E ancora: “Sono finito nel tritacarne perché ero strumentale per portare un attacco politico alla leadership di Matteo Renzi da una parte, mentre dall’altra mettermi alla gogna serviva a tenere lontani i riflettori dal vero marcio di Consip”.

“Io per l’opinione pubblica sono come un derby di calcio: divisivo al 50%. Diavolo o vittima. Buono o cattivo. Per me si tifa contro o a favore, difficile che qualcuno si applichi a ragionare e a vedere i fatti. Spero, anzi sono certo, che però lo faranno i giudici di merito”. A parlare è l’imprenditore Alfredo Romeo, che in un’intervista all’Adnkronos ripercorre gli ultimi anni della sua attività imprenditoriale. Romeo, che il prossimo 9 ottobre tornerà in aula al Tribunale di Napoli per il processo che lo vede imputato per corruzione, racconta che “in questi ultimi quattro anni il sottoscritto e le sue aziende sono state al centro di un assedio implacabile, spesso condotto con strumenti che non si possono immaginare come esiti di un atteggiamento sereno nei miei confronti”.

“Se non fossi sereno io, sulla mia condotta, dovrei immaginare che qualcun altro non lo sia. Anche perché – aggiunge – la sensazione che posso raccontare è che il castello costruito a mio danno sia così complesso, costoso e immaginifico, che non sia nemmeno ipotizzabile non darmi almeno una piccola pena in primo grado. Il risultato mediatico sarebbe tale, che tutte le successive assoluzioni passerebbero in sordina, e chi si è mosso sul pregiudizio comunque porterebbe un gol alla propria curva di tifoseria”.

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