Ruby ter, il mistero delle morte di Imane piomba in aula

Il processo a Silvio Berlusconi e Roberta Bonasia, in merito al caso Ruby, è ripreso questa mattina. L’accusa nei confronti dell’ex premier, secondo quanto riporta ‘La Repubblica’, sarebbe quella di aver corrotto le ragazze dei festini per testimoniare in suo favore.

Roberta Bonasia, infermiera e modella, è una di queste giovani donne che avrebbero preso parte alle feste ad Arcore. È accusata di aver accettato 80mila euro da Berlusconi per rilasciare delle dichiarazioni false ai processi Ruby e Ruby bis, che si sono conclusi con l’assoluzione del cavaliere. L’udienza, che doveva avere luogo a Torino, è stata poi fissata a Milano per oggi.

In seguito alla morte di Imane Fadil e alle indagini di omicidio volontario, l’attenzione mediatica nei confronti del processo è aumentata. La ragazza, una delle tre testimoni chiave del caso Ruby, aveva infatti chiesto di partecipare al processo come parte civile; è deceduta lo scorso primo marzo in circostanze tuttora da chiarire. L’autopsia che potrebbe svelare ulteriori dettagli avrà luogo fra domani e giovedì, e intanto sul suo corpo vige il divieto assoluto di essere avvicinato a causa della sua potenziale radioattività.

Per Federico Cecconi, legale del leader di Forza Italia, la morte di Imane Fadil “nuoce alla difesa di Berlusconi perché le sue dichiarazioni entrano nel processo direttamente e così noi non possiamo procedere con il controesame”. Secondo quanto riporta Ansa, avrebbe aggiunto: “Quando muore una persona la massima forma di dolore non è un’espressione retorica”. Ma si è astenuto dall’esprimere opinioni in merito.

Sulla morte della modella, Karima El Mahrough, alias Ruby Rubacuori, ha ammesso di essere affranta. Come riferisce Repubblica, la ragazza non l’aveva mai incontrata ma ha detto di provare “una pena grande per lei. Prima gli scandali, poi la malattia e ora questa fine terribile a 34 anni”.

Fadil era morta lo scorso primo marzo per ragioni ancora non spiegate all’ospedale Humanitas di Milano, dopo un ricovero di diverse settimane. Sulla sua morte la procura di Milano ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario contro ignoti, e sulla notizia circolano da giorni ipotesi e speculazioni soprattutto sulla possibilità che Fadil sia morta per avvelenamento: a suggerire questa possibilità sono finora l’incapacità dei medici di spiegarne la morte, e le accuse da parte di Fadil riferite dal suo avvocato. L’ipotesi che ci possa essere stato un avvelenamento causato da sostanze radioattive, molto promossa dai giornali nei giorni scorsi, non ha finora trovato nessun tipo di riscontro, mentre è stata acclarata una quantità anomala di sostanze estranee nel corpo di Fadil, che però gli esperti giudicano non possa essere stata letale.

Lunedì 18 marzo Francesco Greco, procuratore capo di Milano, insieme ai pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio titolari dell’inchiesta, ha precisato alcuni elementi dell’indagine e il punto della situazione.

In una nota dell’Humanitas si dice che Fadil era stata ricoverata il 29 gennaio in condizioni cliniche molto gravi. Era stata presa in carico da un gruppo multidisciplinare che aveva provato ogni intervento clinico possibile per la cura e l’assistenza della paziente, la quale però era morta il primo marzo, dopo un mese. Il procuratore Greco ha detto che il 12 febbraio Fadil aveva parlato esplicitamente dell’ipotesi di essere stata avvelenata, e a quel punto era stata fatta un’analisi sull’eventuale presenza di arsenico nel suo corpo: «In quella fase i sintomi che presentava potevano essere compatibili con questo tipo di sostanza», ha spiegato Tiziana Siciliano.

Il 22 febbraio l’esame aveva dato però risultati negativi. I medici avevano allora deciso di fare altre analisi sulla presenza di metalli nel sangue e nelle urine della donna, e «dagli esami sui liquidi biologici» eseguiti a Pavia erano risultati livelli superiori rispetto alla norma di antimonio e cadmio: «Dagli esami del sangue sono emerse tracce di sostanze particolari. Vorrei smentire la chiacchiera che è uscita sui giornali che dice che i metalli nel sangue della ragazza erano piuttosto bassi, questo non è vero perché l’antimonio nel suo sangue, già lavato da diverse trasfusioni, ha dato il risultato di 3 e invece il range della tollerabilità è fino allo 0,2 e 0,22. Anche il cadmio urinario è stato rilevato al livello di 7, mentre la normalità è fino allo 0,3». Gli esami hanno dato esito positivo anche sulla presenza di molibdeno, cobalto e cromo.

Non è chiaro però se queste cinque sostanze fossero radioattive e dunque potenzialmente letali – non lo sono altrimenti in queste quantità, dicono gli esperti – e il procuratore ha aggiunto che prima di arrivare a conclusioni definitive sarà necessario «l’esito degli esami autoptici».

 L’autopsia sarà effettuata tra domani e dopodomani. All’obitorio è stato imposto il divieto assoluto di avvicinamento alla salma anche perché deve essere escluso definitivamente il rischio di contaminazioni radioattive. “L’ipotesi della morte naturale ha pari dignità rispetto a quella dell’avvelenamento”, hanno riferito stamattina fonti giudiziarie in relazione alla morte di Imane Fadi. La procura sta indagando sull’ipotesi del reato di omicidio volontario.

Antonella Di Pietro

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