Sicuramente non l’hanno fatto per impinguare i propri conti in banca. Dopo una richiesta del ‘Washington Post’, sono state rese pubbliche le situazioni finanziarie di Robert Mueller, procuratore speciale chiamato a guidare l’inchiesta sul Russiagate, e di alcune delle persone da lui scelti per formare la squadra. Prima di accettare il lavoro governativo, Mueller infatti annualmente riceveva dallo studio legale per cui lavorava, il WilmerHale, 3,4 milioni di dollari. Tra i principali clienti c’erano Facebook, Apple, Sony e persino la lega di football NFL. A questa cifra bisogna poi aggiungere le decine di migliaia di dollari di compensi percepiti negli ultimi anni per i discorsi a pagamento a gruppi come Goldman Sachs e Ford.
Il giornale della capitale, ricorda ad esempio che per un solo convegno, organizzato dalla banca messicana Banamex, l’ex capo dell’Fdi ha preso 52 mila dollari. Non solo lui. Sono ricchi anche otto membri del suo staff impegnato nelle indagini sulle supposte interferenze di Mosca nelle elezioni americane. Chi ha rinunciato a piu’ soldi per servire lo Stato ovviamente arriva dal settore privato. Ad esempio, James L. Quarles III, che lavorava anche lui da WilmerHale, guadagnava 5,8 milioni; cosi’ come Jeannie Rhee, un altro partner, aveva all’attivo uno stipendio annuale di circa 2 milioni. Non e’ chiaro quanto Mueller e il suo team stiano guadagnando per condurre la delicata indagine, ma il Washington Post scrive che si tratta comunque di cifre molto lontane dai loro salari abituali nel settore privato. Sin da quando e’ stato nominato procuratore speciale dal vice ministro della Giustizia, Rod J. Rosenstein, Trump ha insistentemente criticato il lavoro di Mueller e della sua squadra, definendo le loro indagini una “caccia alle streghe”. Il presidente inoltre ha messo anche in dubbio l’onesta’ dei risultati che arriveranno, facendo notare che vari membri avevano fatto donazioni a Clinton e in generale ai democratici. I documenti resi pubblici sui guadagni dei singoli membri saranno studiati attentamente dagli avvocati del presidente, alla ricerca di prove per confermare l’accusa di conflitto di interessi.