Nella chiesa Santa Croce di Santa Maria del Pozzo, a Somma Vesuviana, in provincia di Napoli , si sono svolti i funerali di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma durante un’operazione in borghese. Per l’ultimo saluto al militare si è radunata una grande folla: almeno 400 persone sono riuscite a entrare nella chiesa, mentre altre 500 si sono raccolte sul piazzale esterno. Alcuni giovani hanno preparato palloncini con la scritta “Ciao Mario”.
Sulla bara, la foto del matrimonio e una maglia del Napoli, di cui Mario era appassionato tifoso. La santa messa è stata concelebrata dall’arcivescovo Santo Marcianò, Ordinario militare per l’Italia. Il feretro è entrato in chiesa salutato da un lungo applauso, portato a spalla da 6 carabinieri, scortati da 4 colleghi in alta uniforme.
Presenti anche i vicepremier Salvini e Di Maio, il presidente della Camera Fico, il sindaco Raggi ed il comandante dei Carabinieri, Nisti. Nella stessa chiesa, circa un mese e mezzo fa, il carabiniere si era sposato con Rosa Maria Esilio.
“Mario era fiero di essere carabiniere e come tale aiutava tutti quelli che incontrava sul suo cammino, nessuno escluso. Non chiediamo al Signore perché ce lo ha tolto, ringraziamolo per avercelo donato”, ha affermato l’arcivescovo Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, all’inizio delle esequie. Alla solenne concelebrazione hanno preso parte anche il vescovo di Nola, Francesco Marino, tutti i parroci di Somma Vesuviana e numerosi cappellani militari.
“Quanto è accaduto è ingiusto”, ha proseguito Marcianò. “Siamo spinti a levare un grido che si unisce alla tante e diverse voci che in questi giorni hanno formato un unico coro, testimoniando la straordinarietà dell’uomo e del carabiniere Mario, ma anche chiedendo giustizia e che eventi come questo non accadano più. Basta! Basta piangere servitori dello Stato, figli di una nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita”.
“”Fate anche voi, responsabili della cosa pubblica, della vita degli altri il senso della vostra vita, consapevoli che quanto operate o non operate è rivolto a uomini concreti: a cittadini e stranieri, a uomini e donne delle forze armate e forze dell’ordine, ai quali non possiamo non rinnovare il grazie e l’incoraggiamento della Chiesa e della gente. E se voi e tutti noi sapremo meglio imparare, da uomini come Mario, il senso dello Stato e del bene comune, l’Italia risorgerà”, ha sottolineato ancora il monsignore.
“Giusti i dibattiti ma oggi teniamoli fuori”, “evitiamo la dodicesima coltellata”, ha detto il comandante dell’Arma dei Carabinieri, generale Giovanni Nistri. Mario, ha detto, è stato un carabiniere “morto per tutelare i diritti di tutti, anche di una persona arrestata: insieme con lui chiediamo rispetto per tutti gli altri carabinieri che fanno il suo stesso lavoro”.
Intanto la foto di uno dei due americani, Gabriel Natale-Hjorth, apre il sito della Cnn, che parla di “un’immagine scioccante” e riferisce dell’avvio delle indagini sullo scatto. La foto rimbalza anche sugli altri media americani, dal Washington Post al Los Angeles Times che, citando le autorità italiane, parlano di “atto illegale”.
Gli amici e i compagni di scuola raccontano chi sono veramente i due americani fermati per l’omicidio del vicebrigadiere, Lee Elder Finnegan e Gabriel Christian Natale Hjorth, nel giorno dei funerali di Mario Cerciello Rega e dopo le polemiche per la foto di uno dei due bendato e ammanettato.
“Conosco Finn da quando era un bambino e sono sotto choc”, spiega la vicina di casa Gloria Kiley, come riporta il Messaggero. “È uno dei vicini di casa più a modo nel quartiere; mi sento svenire di fronte alla notizia”. Sulla casa di Elder, campeggia un foglio scritto a mano che dice: “Per favore rispettate la privacy della nostra famiglia. Non disturbateci”.
Ma altri affermano: “Macché bravo ragazzo, un piantagrane. Sempre ubriaco. Non siamo sorpresi di quel che è successo”. Una compagna racconta: “Ce lo aspettavamo, che prima o poi potesse combinare qualcosa di grave. Era particolare fin da piccolo. Anche violento: gli sono sempre piaciuti gli eccessi”. Finnegan su Instagram si definiva “Signore del nulla” e scriveva “La morte è garantita, la vita no”.
Un compagno di scuola di Gabriel, intervistato dalla rete locale Abc, ammette: “Conoscevamo Gabriel come un bullo che picchiava i bambini più piccoli e deboli. Qui in città aveva la reputazione di delinquente e di spacciatore di droga. Quando è fatto di droga diventa pazzo. Ha molta rabbia dentro. Nella nostra città ne ha combinate di tutti i colori, ma è sempre riuscito a farla franca. Immagino che per questo possa sentirsi invincibile”. Anche la famiglia di Natale è blindata per i giornalisti.