La metà delle macchie di sangue della Sindone di Torino sarebbe falsa. Solo alcune sarebbero compatibili con la posizione di un uomo crocifisso, ma altre non trovano giustificazione in nessuna posizione del corpo, né sulla croce né nel sepolcro. E’ questo lo scioccante risultato di una ricerca pubblicata sul Journal of Forensic Sciences. Il test eseguito sulla Sacra Sindone, da Matteo Borrini, dell’università di Liverpool, e Luigi Garlaschelli, del Cicap, si basa su tecniche di medica forense che hanno ricostruito la formazione delle macchie sul telo custodito a Torino.
La Sindone è un lenzuolo di lino tessuto a spina di pesce contenente la doppia immagine accostata per il capo del cadavere di un uomo morto in seguito ad una serie di torture culminate con la crocefissione. L’immagine è contornata da due linee nere strinate e da una serie di lacune dovute ai danni causati dall’incendio avvenuto a Chambéry nel 1532.
Secondo la tradizione si tratta del Lenzuolo citato nei Vangeli che servì per avvolgere il corpo di Gesù nel sepolcro. Questa tradizione, anche se ha trovato numerosi riscontri dalle indagini scientifiche sul Lenzuolo, non può ancora dirsi definitivamente provata.
Certamente invece la Sindone, per le caratteristiche della sua impronta, rappresenta un rimando diretto e immediato che aiuta a comprendere e meditare la drammatica realtà della Passione di Gesù. Per questo Papa san Giovanni Paolo II l’ha definita “specchio del Vangelo”.