“Possiamo dire con certezza che non c’è all’orizzonte nessuna improvvisazione di Pier Silvio Berlusconi che riguardi una sua discesa in politica nè a breve nè a medio termine. Non perchè sia sconsigliabile o pericoloso per lui o per le aziende, non per calcolo. Ma perchè un leader sa in ogni momento che cosa sia giusto fare o non fare, con quel ‘senso del rispetto’ che è nel dna della famiglia Berlusconi. Fine del tormentone”.Lo assicura con parole assertive su Libero il direttore Alessandro Sallusti in un articolo cui il giornalista da sempre molto vicino ai Berlusconi occupa l’intera terza pagina e a cui è dedicata l’apertura del quotidiano con eloquente titolo a caratteri cubitali “Tormentone finito.
Perchè Pier Silvio non farà politica”.Sallusti spiega infatti con la chiave di lettura alternativa del consolidamento definitivo della sua leadership aziendale costruita da anni la ragione dei tre “fatti oggettivi” che hanno visto protagonista Pier Silvio Berlusconi dalla morte del padre in poi che hanno invece fatto pensare al preludio di un suo impegno diretto in politica: il discorso a Cologno monzese ai dipendenti Mediaset all’indomani della morte di Berlusconi senior che ha subito assicurato la volontà della famiglia di mantenere il controllo del gruppo; il discorso in occasione della presentazione dei nuovi palinsesti Mediaset che ha annunciato il passaggio ad una nuova stagione di programmazione meno trash dell’intrattenimento informativo sulle reti del gruppo; il discorso sul “senso del rispetto caro a mio padre” come bussola ora per l’attività imprenditoriale della famiglia, fatto a centro campo allo stadio al termine di Milan-Monza nel primo trofeo di calcio dedicato a Silvio Berlusconi.”Fatti oggettivi accaduti da giugno ad oggi- è l’interpretazione autentica firmata Sallusti- che dimostrano una verità assai più semplice di quella che si sta cercando di narrare: Pier Silvio Berlusconi non si è fatto trovare impreparato a uno di quegli eventi cruciali che la vita riserva ad ogni uomo”.