Un'immagine d'archivio del Salone del Libro di Torino. ANSA/ TONINO DI MARCO

Salone Libro: apologia di fascismo, indagato Polacchi, l’editore di Altaforte

Il crescendo sta sfuggendo di mano. Lo scontro si infiamma sulla presenza al Salone del Libro di Torino della casa editrice AltaForte, vicina all’ultradestra di CasaPound. Regione Piemonte e Comune di Torino hanno presentato un esposto alla procura del capoluogo sabaudo affinché i magistrati possano valutare se sussistano i presupposti per il reato di apologia di fascismo. La decisione è scaturita dopo le dichiarazioni sul fascismo rilasciate da Francesco Polacchi, della casa editrice Altaforte. Le due istituzioni intravvedono “una possibile violazione delle leggi dello Stato” e considerano la sua attività “estranea allo spirito del Salone del libro”.

La tensione ha raggiunto anche la Polonia, con la lettera del museo di Auschwitz all’organizzazione che appare ultimativa: se loro sono dentro, noi siamo fuori.

La missiva, firmata da Halina Birenbaum, sopravvissuta al lager nazista, dal direttore del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau, Piotr M. A. Cywiński, e dal presidente e dall’ideatore del “Treno della memoria” ovvero Paolo Paticchio e il torinese Michele Curto (coinvolto, peraltro, in un’inchiesta sulla gestione dei fondi destinati ai Rom).

Nella lettera emerge una richiesta ferma, indirizzata al Comune di Torino come “istituzione e come azionista indiretto del Salone”, quella di scegliere tra avere al Lingotto Halina Birembaun e il museo di Auschwitz oppure lo stand della casa editrice Altaforte:

La sindaca Chiara Appendino ha parlato ieri del Salone del Libro e motivato la presenza ma ribadito che “Torino è antifascista e ci sarà perché le idee si combattono con idee più forti”.

La capogruppo M5S al Comune di Torino, Valentina Sganga, però, chiede di escludere AltaForte. “Il Salone deve essere lo spazio dove celebreremo la tolleranza e la resistenza alle derive neofasciste e autoritarie, il momento pubblico dove dare battaglia con la forza delle parole e argomentazioni. Ma può esserlo a una sola condizione: l’esclusione di Altaforte e di Polacchi” scrive su Facebook  spiegando che “qualsiasi via intermedia, qualsiasi compromesso sancirebbe per il Salone una perdita sul piano culturale che non possiamo accettare”.

La Procura di Torino ha aperto un fascicolo per apologia di fascismo nei confronti di Francesco Polacchi, di Altaforte, casa editrice vicina a CasaPound. Nei confronti del 33enne, coordinatore regionale del partito di estrema destra in Lombardia, la Città di Torino e la Regione Piemonte hanno presentato un esposto. “Io sono fascista”, “l’antifascismo è il vero male di questo Paese”, “Mussolini è il miglior statista italiano” sono alcune delle sue frasi finite nel mirino dei magistrati.

Intanto sarà collocato in uno spazio più sicuro del Salone del Libro, probabilmente davanti a quello della Difesa, lo stand di Altaforte. La decisione, a quanto appreso, è stata presa durante la riunione del Comitato ordine pubblico e sicurezza svoltosi in Prefettura per il timore che la discussa presenza della casa editrice possa generare tensioni all’interno della manifestazione. In un primo momento lo spazio espositivo era stato collocato all’Oval.

Attacca Polacchi, editore di Altaforte: “A sinistra esiste un antifascismo militante che diventa una mafia, una mafia culturale. Io ringrazio i vari Raimo, Zerocalcare, Wu Ming e tutti quelli che si sono sfilati dal salone del libro. Loro pensavano di farci un torto sabotandoci ma alla fine, quando andiamo a valutare gli aspetti commerciali, vediamo che il libro con l’intervista a Salvini ha scalato qualunque tipo di classifica”.

“Il Salone del Libro di Torino è un luogo di scambio, di confronto, di condivisione, di festa. Coinvolge centinaia di migliaia di persone. È un esempio virtuoso per tutto il paese. E Torino è una città profondamente antifascista”, inizia così il post su Facebook di Nicola Lagioia, il primo dopo la serie di defezioni alla kermesse dovute alla partecipazione della casa editrice Altaforte, molto vicina a Casapound.

E proprio a queste vicende il direttore del festival fa riferimento: “Le polemiche che si sono accese per la presenza di una casa editrice i cui animatori, in nome del fascismo, hanno rilasciato dichiarazioni che si commentano da sole, pongono un tema. Lo abbiamo già detto, lo ripetiamo. Pongono questo tema al mondo dell’editoria, della cultura, della politica. È un tema che al Salone verrà affrontato in tanti incontri programmati da tempo. Il problema ovviamente non è la libertà d’espressione, ma cosa si può muovere intorno a certe idee che non sono solo agli antipodi dell’impostazione culturale del Salone di quest’anno (non è mai stato un problema: il Salone accoglie tutte le opinioni) ma la cui messa in pratica turberebbe l’ordine democratico offendendo la Costituzione. Se il Salone è diventato l’occasione per affrontare questo tema, rilanciandolo oltre che al mondo della cultura a quello della politica, allora la cultura sarà davvero servita a qualcosa.

 Poi l’invito a evitare spaccature: “Questa esperienza deve unirci, non dividerci. Deve farlo in nome di un bene superiore, e deve invitarci a tirare fuori – nei toni, nelle prese di posizione – la nostra parte migliore. Rispettiamo chi per evidenziare i problemi di cui sopra si è allontanato temporaneamente da quella che com’è ovvio è casa sua, e abbracciamo chi ha deciso, com’è più che mai ora necessario, di abitare con convinzione adesso quella stessa casa per farla durare, e darle spazio e vita”.

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